SARA SERVADEI
Cronaca

Mirabilandia accoglie i profughi ucraini. Il dono di un sorriso ai più piccoli

Tra ieri e oggi 1500 bambini ucraini qui troveranno svago. Una mamma: "Questa giornata è per loro, per distrarsi dalla guerra"

Mirabilandia, la mattina di inaugurazione (Zani)

Mirabilandia, la mattina di inaugurazione (Zani)

Ravenna, 3 aprile 2022 - Donne, bambini. Famiglie divise, persone in fuga, vite rese precarie dalla guerra. Ieri la musica festosa del parco di Mirabilandia ha suonato per loro: per i circa 750 ucraini ospiti nel primo giorno di riapertura, come iniziativa solidale nei confronti di chi è scappato dal conflitto. Sono famiglie di profughi che al momento sono ospitate nei centri di accoglienza e nelle strutture ricettive della riviera e dell’entroterra, arrivate ieri a Mirabilandia grazie agli accordi presi tra la direzione del parco e i Comuni di Ravenna, Cervia, Cesenatico, Rimini, Riccione, San Lazzaro di Savena e Forlì.

Tra ieri e oggi sono attesi in questo modo circa 1.500 profughi nel parco, in arrivo con i pullman direttamente dai centri: e difatti ieri, girando tra i sentieri e le attrazioni di Mirabilandia, si sentiva spesso parlare in ucraino. All’ingresso i bambini, accompagnati dalle madri, si sono messi in fila dietro ai cancelli con grandi sorrisi. Qualcuno si è poi fatto immortalare arrampicato sulle statue color oro delle mascotte del parco, davanti alla laguna e con la ruota panoramica di sfondo, facendo il gesto di ‘pace e amore’. "Questa giornata è per i bambini, per cambiare un po’ i loro pensieri e distrarsi da quello che sta succedendo – racconta Natalia Materco, scappata con i figli di 10 e 14 anni da Kolomyja, nell’Ucraina occidentale –. Ciò che i bambini capiscono di tutta questa situazione è che dovevano scappare via, che con l’allarme non si poteva dormire di notte".

Ora Natalia Materco e i figli vivono in un centro di accoglienza a Castel dei Britti, a San Lazzaro di Savena: "Io conosco già l’italiano perché ho trascorso diversi periodi in Italia per lavoro in passato. Al nostro arrivo abbiamo incontrato dei volontari, poi siamo arrivati a Bologna e ci è stato detto che tutti i posti per i migranti erano già occupati – aggiunge Materco –. A quel punto una donna che conosce mia madre ci ha aiutati e si è informata, e abbiamo trovato spazio in una struttura. Certo, è stata dura ed è dura far accettare tutta la situazione ai miei figli. Ciò che ho visto è che i più piccoli si abituano, si adattano. Mia figlia ha già iniziato ad andare a scuola, sta imparando l’italiano. Per mio figlio, che ha 14 anni, è più difficile. È più preoccupato per ciò che sta succedendo a casa". La storia di Natalia Materco e della sua famiglia è simile a quella di tanti altri tra coloro che ieri erano a Mirabilandia. Julia Chekh è una giovane madre, e tiene per mano il figlio piccolo. "Siamo arrivati un mese fa, vivevamo a Leopoli – racconta in inglese – e ora stiamo a Bologna, dove già conoscevamo delle persone. Certo, fuggire dall’Ucraina non è stato facile: ce ne siamo andati in treno, come hanno fatto in tanti. Per fortuna mio figlio è piccolo e non è ancora in grado di capire quello che sta succedendo".

I trent’anni del Parco. Il direttore Capo: "Proiettati nel futuro"

Qui, un tempo, erano campi incolti e risaie. Ma chi se li immaginerebbe mai ora che sono passati 30 anni, ora che Mirabilandia è una realtà affermata in tutta Italia e che Ravenna la sente un suo gioiellino. Ieri il grande parco di divertimenti alla Standiana ha riaperto e, per la prima volta dall’inizio della pandemia, ha potuto farlo seguendo il suo usuale calendario: ovvero a qualche settimana dalla Pasqua. Non era successo ovviamente nel 2020 e nel 2021, quando la partenza era stata rimandata all’estate. La giornata di ieri, baciata dal sole anche se con un clima ancora frizzante, ha trovato già parecchi visitatori: perlopiù famiglie con bambini, ma anche alcune comitive di adolescenti e un gruppo di amici per un addio al celibato. Difficile immaginare come fosse questo posto il 4 luglio del 1992, al momento dell’apertura. A dirla tutta i primi anni andarono peggio del previsto, fino alla svolta nel 1997, quando il parco cambiò di proprietà e si iniziò a investire in attrazioni dai grandi numeri. Nel 2006 è arrivata la società spagnola Parques Reunidos, attuale proprietaria, e il parco ha continuato a crescere.

Mirabilandia, il direttore generale Riccardo Capo
Mirabilandia, il direttore generale Riccardo Capo

Oggi si espande su 850 metri quadrati, conta 46 attrazioni e 6 aree tematiche. Da marzo c’è un nuovo direttore generale: è tornato il torinese Riccardo Capo, che aveva già guidato Mirabilandia dal 2010 al 2013. "E furono anni vissuti da ‘rollercoaster’ – sorride –. Il 2010 e il 2011 andarono benissimo, nel 2012 festeggiavamo i 20 anni del parco e ci fu il terremoto in Emilia, fu difficile. In quel periodo organizzammo anche il primo Halloween, uno dei progetti che negli anni hanno dato i risultati migliori".

Dal 2013 molte cose sono cambiate: "Ed è bellissimo essere tornato – aggiunge Capo –. Il parco è molto cresciuto come standard europei, vedo realizzate aree che stavamo progettando, e questo proietta il parco nel gotha dei grandi parchi europei. Se dovessi dire a cosa sono più affezionato direi il Katun, un vero simbolo di Mirabilandia". Quest’anno gli spettacoli sono stati rinnovati, la capienza del parco è tornata al 100% e tutte le attrazioni sono aperte, comprese quelle all’interno e il Divertical, che in passato era rimasto chiuso dopo essersi bloccato: "Abbiamo attrazioni di livello mondiale, con una complessità molto elevata e controlli rigorosissimi – spiega Capo – e durante l’inverno abbiamo lavorato per renderle tutte fruibili".

Per ora non si parla dell’hotel e anche sugli investimenti futuri c’è un punto interrogativo. Il Covid, anche qui, ha infatto cambiato le prospettive: "Il gruppo Parques Reunidos ha 60 parchi nel mondo che riaprono dopo 2 anni di pandemia – aggiunge Capo – e su questo abbiamo concentrato tutte le nostre energie. Piano piano ci sarà modo di parlare anche del futuro".