"Multiculturalità, che ricchezza" Quando in aula si parlano tante lingue

"Multiculturalità, che ricchezza"  Quando in aula si parlano tante lingue

"Multiculturalità, che ricchezza" Quando in aula si parlano tante lingue

Il termine multiculturalità si è diffuso alla fine degli anni ‘80 e indica una società dove culture differenti convivono rispettandosi reciprocamente. La multiculturalità nella scuola secondaria di I grado ’R. Gessi’ di San Pietro in Vincoli è presente in tutte le classi, soprattutto nella nostra.

Grazie a Rita Francesconi (Ufficio comunale Studi e Statistica di Ravenna), abbiamo appreso che, a San Pietro in Vincoli, ci sono 330 abitanti stranieri su 2.563 totali, quindi il 12,9 %⁒ (nel comune il dato è leggermente inferiore: 11,6%). Le etnie più rappresentate sono quella rumena (81 abitanti), senegalese (75) e bulgara (37). Da Barbara Buccioli, referente per la multiculturalità del nostro Istituto, abbiamo scoperto che gli alunni stranieri del Comprensivo, formato da due scuole dell’infanzia, quattro primarie e due secondarie, sono 165 su 1099 (15); 58 sono rumeni, 19 marocchini, 17 senegalesi, 17 nigeriani, 8 albanesi, 7 bulgari, 4 pakistani, 4 ucraini, 4 indiani, 4 cinesi, 4 bosniaci; presenti, ma in misura minore, sono anche le nazionalità moldava, macedone, egiziana, austriaca, algerina, bielorussa, tunisina, burkinabé, kosovara, colombiana, polacca. Alla secondaria gli stranieri sono poi 51 (30 nel nostro plesso). Tornando alla nostra classe, ci sono un compagno colombiano, uno marocchino, due compagne albanesi, una bulgara, una kosovara, una nigeriana e, infine, una ucraina, giunta a causa dei recenti eventi nel suo Paese. Citiamo anche due compagni con un genitore rumeno. Quindi, confrontando i dati, la nostra scuola e la nostra classe sono rappresentative della multiculturalità del territorio. In questo melting pot, possiamo individuare lati positivi. Avere persone di altre nazionalità in classe porta un arricchimento culturale: può succedere che un alunno, a lezione, racconti una notte nel deserto nordafricano, o che un altro, a ricreazione, faccia assaggiare il Fufu, piatto tipico dell’Africa occidentale, spiazzando tutti con la sua piccantezza. Purtroppo, non mancano gli aspetti negativi: per chi è arrivato da poco è difficile comunicare; inoltre, le differenze a volte provocano atti e commenti poco rispettosi delle varie nazionalità, ma da questi litigi spesso nascono momenti di confronto che portano a conoscersi meglio. Insomma, i problemi di una scuola multietnica sono evidenti ed inevitabili ma, superati, i vantaggi sono di più, innanzitutto come palestra di civile convivenza anche nella vita quotidiana.

Pietro Mazzoli

Giacomo Migliaccio

Isabel Ngjela

(con il contributo dei colleghi de ’La gazzetta della III B’- Scuola secondaria I grado ’R. Gessi’)