Museo diocesano, ecco le nuove sale. Tra verde Comerio e la Via Crucis

Faenza, si tratta di due ambienti che un tempo facevano parte dell’appartamento del vescovo. Ora sono utilizzati come spazi espositivi e nei prossimi mesi ospiteranno la mostra ‘Calvari’.

Museo diocesano, ecco le nuove sale. Tra verde Comerio e la Via Crucis

Museo diocesano, ecco le nuove sale. Tra verde Comerio e la Via Crucis

Due nuove sale hanno fatto il loro ingresso negli spazi espositivi del Museo diocesano: si tratta di ambienti che un tempo facevano parte dell’appartamento del vescovo, affacciati sul cortile del palazzo e sull’antica vigna. Spazi dove hanno trovato posto alcune affascinanti pitture di Filippo Comerio – nelle quali appunto troneggia il suo caratteristico ‘verde Comerio’ – e che da oggi fino ai prossimi mesi ospiteranno la mostra ‘Calvari’, nata dalla collaborazione fra il Museo diocesano, il Museo Zauli e il Museo Tramonti. Una sintonia nata letteralmente nel calvario dell’alluvione dello scorso maggio, durante la quale le maestranze dei musei scampati alla tragedia si misero a disposizione di quelli pesantemente colpiti, come appunto lo Zauli e il Tramonti.

"Abbiamo scelto di inaugurare queste nuove sale con una selezione di opere che in qualche modo dialoghino fra loro, testimoniando quanto accaduto a Faenza lo scorso maggio – spiegano Mariano Faccani Pignatelli e Giovanni Gardini, direttore e vicedirettore del Museo diocesano, affiancati dal presidente del Consiglio comunale Niccolò Bosi –. Un messaggio di arte e cultura che si snoda a partire dalle opere del Comerio, per arrivare alla Via Crucis dipinta da un autore anonimo per la chiesa di San Girolamo all’Osservanza, e infine a Carlo Zauli e Guerrino Tramonti". Le formelle in terracotta raffiguranti la maggior parte delle stazioni della Via Crucis sono fra le opere di Carlo Zauli di cui non si conosceva l’esistenza, diventate oggetto di studio e catalogazione una volta estratte dal fango che aveva invaso i folti sotterranei del museo: "In base a quanto abbiamo ricostruito dovrebbe trattarsi di opere cui lavorò Carlo Zauli in collaborazione con un allora giovanissimo Amedeo Masacci – spiega la vicepresidente del museo, Monica Zauli –. Non sappiamo dove si trovino le opere vere e proprie realizzate con le stesse forme di quella Via Crucis: negli anni ‘50 l’attività di Zauli sul tema fu particolarmente intensa, rivolta in particolare alle chiese che si stavano ricostruendo nel Polesine dopo l’alluvione". È invece ben noto il luogo in cui si trova il crocifisso in cristallino realizzato da Guerrino Tramonti a partire dal modello oggi esposto al Museo diocesano: la chiesa della Beata Vergine del Paradiso, nella parte ovest della città. "Il crocifisso approdò lì nel 1984, dopo due anni di lavori – spiega Milena Camposano per il Museo Tramonti –. La tecnica è quella della cristallina a grosso spessore, che richiedeva una complessa terza cottura, dedicata appunto al vetro. Marco Tramonti ricorda ancora le difficoltà di suo padre nell’assemblare l’opera senza che andasse in frantumi". L’alluvione ha lasciato le sue tracce sui pezzi esposti, ma i rossi e i blu elaborati da Tramonti appaiono ancora oggi travolgenti. Il Museo diocesano ha colto l’occasione anche per mostrare al pubblico per l’ultima volta, prima del restauro che lo vedrà protagonista, l’ovale settecentesco raffigurante appunto una deposizione – parte delle collezioni dell’istituzione – che grazie al contributo del Lioness Club potrà essere condotto a nuova vita.

Filippo Donati