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"Noi bravi ad accogliere. Ma ora diamogli un futuro"
di Benedetta Dalla Rovere
RAVENNA
"Nell’ultimo anno a Ravenna sono arrivati 7 sbarchi" di cui l’ultimo da 336 migranti, salvati dalla Geo Barents, "vale per circa il 50% del totale e il trend è in preoccupante aumento", dice il sindaco Michele de Pascale.
C’è una scelta politica da parte del Governo nel far sbarcare i migranti a Ravenna, amministrata dal centrosinistra, invece che in altri porti?
"Mi sembra difficile, perché prima di arrivare a Ravenna ci sono altre città portuali di centrosinistra più vicine alla Sicilia: Bari, Pesaro, Salerno, Napoli, Civitavecchia. Da sempre è coinvolta dagli sbarchi La Spezia, amministrata dal centrodestra. Se qualcuno pensava che mandando i migranti in città governate dal centrosinistra saremmo diventati per i porti chiusi, rimarrà deluso. Penso che che la scelta sia ricaduta su di noi perché si allunga il viaggio e così si tengono le Ong lontane dalle zone Sar (Search and Rescue, ndr.). L’obiettivo è quello di impedire alle Ong di fare molti salvataggi. Scelta che a mio avviso denota una certa disumanità".
Come sono stati accolti?
"Solo pochi anni fa a Ravenna c’era chi faceva manifestazioni con le bandiere della Lega sotto un albergo a Marina Romea perché arrivavano 20 migranti. Oggi ne sono arrivati 336 e non si è visto nessuno. Se si è onesti intellettualmente, si conviene che se la nave fosse stata mandata da un Governo di centrosinistra la manifestazione ci sarebbe stata. È chiaro che gli approcci demagogici all’immigrazione non portano a nulla".
Come si affronta il fenomeno?
"L’unica strada è quella dell’umanità. Serve anche una capacità di organizzazione fuori dal comune. Noi in un anno siamo diventati molto bravi: Prefettura, Ausl, Polizia di Stato, Comune, hanno lavorato al meglio, abbiamo messo in campo i mediatori culturali, c’erano anche questioni sanitarie che sono state prese in carico. Ma ora? Qual è ora la visione del Governo rispetto a queste 336 persone?".
Lei come vede il loro futuro?
"Questi migranti andranno nei Cas, saranno lasciati lì senza nessuna interazione. Probabilmente riceveranno un diniego dello status di protezione internazionale e diventeranno clandestini. Non verranno espulsi, perché di espulsioni non se ne fanno, ma non faranno corsi di lingua e quindi rimarranno senza parlare una parola di italiano. Non ci sono progetti per metterli in contatto col mondo della formazione professionale e del lavoro. Intanto, gli imprenditori lamentano mancanza di manodopera. La filiera dell’edilizia è disperata e lo stesso vale per l’agroalimentare, il turismo".
Dove trovare le risorse?
"Oggi le imprese pagano molta formazione professionale ai loro potenziali assunti. Perché non farlo anche coi migranti?".