"Pantaloncini troppo corti: e giù botte"

Condannato per maltrattamenti e violenza sessuale a Faenza sulla ex moglie . Ma per la difesa i rapporti erano stati consenzienti

"Pantaloncini troppo corti: e giù botte"

"Pantaloncini troppo corti: e giù botte"

La condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione oltre al pagamento di un risarcimento di 20 mila euro. Si è chiuso così ieri mattina il processo a carico di un 29enne di origine straniera residente a Faenza accusato di maltrattamenti aggravati, violenza sessuale e sequestro di persona nei confronti della ormai ex consorte, parte civile - sia in proprio che per conto del figlio piccolo- con l’avvocato Manlio Guidazzi.

La difesa - avvocati Francesco Papiani e Raffaella Salsano - ha in sintesi negato i maltrattamenti denunciati dalla donna; e in quanto ai rapporti sessuali, secondo l’imputato sarebbe stati consenzienti. Scontato dunque il ricorso in appello non appena verranno depositate le motivazioni della sentenza pronunciata dal collegio penale del tribunale di Ravenna.

Secondo quanto delineato dalla procura, i fatti contestati sarebbero andati avanti dal 2016 fino a inizio 2021. In particolare per l’accusa lui avrebbe sistematicamente assoggettato la moglie a violenze sia fisiche che morali. In particolare - prosegue il capo di imputazione - l’avrebbe abitualmente colpita con schiaffi in faccia e l’avrebbe spesso afferrata per i capelli. Ma la colpiva pure sul ventre ed era solito - continua l’accusa - spingerla con forza per farla cadere per terra. La picchiava ogni volta che riteneva lei indossasse abiti non adeguati: una volta la donna si era messa degli short e lui allora l’aveva colpita sulle gambe dicendole: "Adesso vedrai se ti metti ancora quei pantaloncini troppo corti".

Una volta davanti a un bar manfredo, l’uomo le aveva dato un pugno in faccia perché l’aveva trovata assieme a un’amica e a un conoscente: comportamenti i suoi - le diceva - da poco di buono. Una molla che lo spingeva a offenderla e a scaraventarla giù dal letto. Le aveva pure stretto il collo e l’aveva minacciata con un coltello. In quanto a lui - prosegue l’accusa - dava tutt’altro che il buon esempio di padre di famiglia sperperando i soldi in alcol e macchinette.

Dopo la separazione, in un’occasione almeno era andato a casa della ex e l’aveva presa a schiaffi per reclamare il figlio. Quindi aveva intimato al nuovo compagno di lei di andarsene: e, una volta rimasti soli, l’aveva afferrata al collo con entrambe le mani incurante del fatto che lei avesse in braccio il bimbo. Poi aveva afferrato il piccolo le aveva promesso che quella notte avrebbe ucciso entrambi.

Le contestate violenze sessuali sono state collocate dalla procura a ridosso del gennaio 2020. In quel periodo lui avrebbe costretto la moglie a subire atti sessuali tenendola ferma sul letto con la forza.

Da ultimo l’imputato doveva rispondere di sequestro di persona perché attorno al maggio 2018 avrebbe chiuso la moglie dentro a uno sgabuzzino lasciandola lì per ore nonostante lui sapesse che lei soffriva di claustrofobia.

Un quadro di fronte al quale l’avvocato di parte civile, oltre alla condanna, aveva chiesto il risarcimento di danni per 70 mila euro patiti sia dalla donna che dal bimbo di pochi anni.