Pasquetta, Re Magi e gli animali della stalla che acquistano la parola

I nostri nonni inventarono tre Pasque: Epifania, Pasqua di resurrezione e Pentecoste. La notte dell'Epifania gli animali da stalla acquistavano la parola e prevedevano il futuro. Una leggenda narra di un padrone che fuggì dalla stalla per paura. Il 6 gennaio si ricorda l'adorazione dei Magi e Giotto inserì una cometa nel paesaggio della Natività.

[Segue dalla prima]

I nostri nonni, poi, non si accontentarono di una sola Pasqua e ne inventarono tre: l’Epifania era

la Pasquetta, la Pasqua di resurrezione era la Pasqua granda mentre la terza era la Pasqua rösa, cioè la Pentecoste.

Secondo una antica tradizione, la notte dell’Epifania gli animali da stalla acquistavano la parola e con i loro discorsi valutavano l’operato del padrone o addirittura prevedevano il futuro. Un vecchio detto, infatti, così recitava: “La nott dla Pasqueta, e’ scor e’ ciù e la zveta” (La notte della Pasquetta parlano l’assiolo e la civetta).

I padroni, allora, per ingraziarsi le “bestie”, le trattavano con particolari cure e in quella notte si evitava di entrare nella stalla per non ascoltare discorsi che li avrebbero potuto turbare.

E a questo proposito una antica leggenda parlava di un padrone particolarmente curioso che si piazzò dietro la porta della stalla per ascoltare i discorsi delle “bestie” e quando sentì che una di esse profetizzava la sua morte fuggì dalla stalla invocando la protezione di tutti i santi e poco mancò che morisse per davvero. Di paura, però!

Già all’inizio dell’anno ci si accorgeva che i giorni si stavano allungando e infatti si diceva “Par la Pasqueta un’uretta”.

Il detto, però, peccava per eccesso perché in realtà i giorni non si allungano di un’ora ma soltanto di circa un quarto d’ora.

Il 6 gennaio si ricorda l’adorazione dei Magi. In Sant’Apollinare Nuovo un mosaico raffigura i tre Re Magi che portano doni al Bambino Gesù e in alto si nota la stella che li guidò alla capanna di Betlemme. Solamente a partire dall’inizio del Trecento sulla capanna cominciò a essere raffigurata una cometa. A iniziare questa tradizione fu Giotto che, affascinato dallo spettacolo della cometa di Halley mentre stava affrescando la Cappella degli Scrovegni a Padova, decise di inserirla nel paesaggio della Natività. E da quel giorno la stella con la coda brillò su tutti i Presepi.

Franco Gàbici