Piatti sottratti nell’alluvione: "Fatto tenue"

Un uomo originario dell’est europeo era accusato di tentata rapina impropria a Castel Bolognese ma ha risarcito, è stato assolto

Piatti sottratti nell’alluvione: "Fatto tenue"

Piatti sottratti nell’alluvione: "Fatto tenue"

La sua abitazione si trova in via Boccaccio a Biancanigo, frazione di Castel Bolognese, tra il fiume Senio e un canale: entrambi esondati nell’alluvione di fine maggio scorso. Per questo motivo il 21 di quel mese, una domenica, Enrico Montanari, 49 anni, operaio alla Cisa di Faenza e da ragazzo carabiniere ausiliario, stava di gran lena spalando fango e acqua. All’esterno aveva radunato mobili e oggetti fradici per lasciare che si asciugassero al sole. A un certo punto aveva notato tre persone con alcune cose in mano: e alla fine aveva aiutato i carabinieri della locale Stazione, ben piazzati per i servizi anti-sciacallaggio, a identificarle e a denunciarle a piede libero per rapina impropria. Si trattava di un intero gruppo familiare originario dell’est europeo.

Per il figlio, il fascicolo ha seguito la strada della procura bolognese dei minorenni. La posizione della madre invece era stata stralciata in vista di archiviazione. Da ultimo il padre ultra-quarantenne: per lui l’epilogo è arrivato ieri mattina al netto del rito abbreviato davanti al gup Janos Barlotti e al pm Raffaele Belvederi. In particolare l’imputato - difeso dall’avvocato Nicola Laghi - dopo avere risarcito il danno con un migliaio di euro ed essersi visto riqualificare il reato in tentata rapina impropria, ha incassato un’assoluzione per particolare tenuità del fatto (come dire che il fatto è stato commesso ma la conseguente offesa è stata considerata tenue). L’uomo ha sempre sostenuto che pensava che quella roba infangata - perlopiù piatti e bicchieri - fosse da buttare: quando era stato lanciato l’allarme, a suo dire aveva pure provato a scusarsi nella sua lingua; tuttavia vendendo che ciò non sortiva effetto, aveva deciso di fuggire.

Secondo quanto riferito a suo tempo dal 49enne, erano circa le 17.40 quando quando lui e il cognato avevano visto quelle tre persone a piedi vicino al fiume: "Poi ho guardato meglio e ho notato un borsone pieno di utensili da cucina miei… Se me li avessero chiesti, magari glieli avrei pure dati".

Di getto aveva affrontato quello che stringeva il borsone in mano, però "mi ha dato uno spintone e se ne è andato". A quel punto aveva tirato fuori il cellulare e aveva cercato di fotografare il ragazzino: "Ma mi ha graffiato e mi ha spinto nel fango prima di fuggire". Dopo essere stato visitato in ospedale, il 49enne era stato dimesso con una prognosi di un paio di giorni: "Sarei anche riuscito a reagire in condizioni normali: ma sono stanco, è giorni che lavoro e ho pure un po’ di febbre", aveva aggiunto.

In ogni modo poco dopo, quando in auto stava per andare verso Faenza, ecco che all’ingresso dell’abitato di Castel Bolognese aveva notato la donna: "Sono subito andato verso di lei e l’ho cinturata: si dimenava, sono venuti altri ad aiutarmi. Sono stato attento a non farle del male: anzi, le ho praticamente evitato il linciaggio…". Con l’arrivo dei carabinieri era stato recuperato il sacco della refurtiva. infine padre e figlio erano stati identificati poco dopo a casa di chi in paese li aveva ospitati.

Andrea Colombari