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Protezione civile senza sede, ma non si ferma
L’attività dei volontari di protezione civile di Faenza afferenti al Cpcv non si è mai fermata in questi due mesi e mezzo. Le loro aree di competenza, e di preparazione spaziano dai servizi di emergenza idrogeologica, a quelli di pronto soccorso e ricerca persona, senza dimenticare i servizi radio, quelli ad alto rischio, quelli di avvistamento e spegnimento incendi boschivi, nonchè segreteria d’emergenza. E ovviamente volontariato in manifestazioni e grandi eventi che coinvolgono la cittadinanza. I servizi proseguono, nonostante le difficoltà logistiche seguite all’alluvione di maggio. La sede è stata infatti distrutta dall’acqua, e se prima dell’alluvione i volontari avevano perso "solo" due mezzi, nel secondo drammatico evento sott’acqua ci sono finite tutte le strumentazioni, gli attrezzi, le divise, i dispositivi di protezione e la sede stessa, irrimediabilmente compromessa.
"Abbiamo perso tutto o quasi - rileva il presidente Federico Mosciatti -. Abbiamo riscontrato danni per 40mila euro solo in termini di strumentazioni. Non sono contemplati i danni strutturali visto che la nostra sede era in comodato d’uso dal comune". Legalmente la sede del Cpcv Faenza è ancora in via Renaccio, ma in pratica oggi "i mezzi sono ricoverati a casa mia dove dispongo di un’area di parcheggio e la sala riunioni ce la concede temporaneamente il Rione Giallo". Notevole è stata sinora infatti la solidarietà dimostrata verso i volontari, in particolare da parte delle aziende locali che economicamente hanno supportato il centro di protezione civile. "Abbiamo ricevuto un po’ di donazioni economiche attraverso le quali stiamo poco a poco riacquistando le strumentazioni tecnologiche, come le radio (che devono avere requisiti tecnici particolari, nda). Inoltre ci hanno regalato materiale prezioso per le nostre attività come le motopompe, i gruppi elettrogeni, gli zaini, i guanti, i dispositivi". A tutto questo materiale, e a quello che potrà essere riacquistato, per il momento dovrà trovare collocazione temporanea. La sede legale infatti continua ad essere in via Renaccio, in pratica però, data l’impossibilità di utilizzarne i locali, strumentazioni e utensili sono stoccati in luoghi diversi e disparati. "Per noi è impossibile permetterci un affitto commerciale per un capannone - sottolinea Mosciatti -. Necessiteremmo di un luogo dove poter disporre le attrezzature e i mezzi". Una soluzione al momento non è ancora stata trovata, e così i 40 volontari attivi, abilitati ed iscritti al registro regionale, auspicano di poter tornare ad avere una sede.
Damiano Ventura