"Qualche passo in avanti, ma resta tanto da fare"

Loretta Ciotti, a capo della sezione ravennate dell’ente per la protezione dei sordi "Durante la pandemia è stata usata parecchio la lingua dei segni, ma serve di più".

"Qualche passo in avanti, ma resta tanto da fare"

"Qualche passo in avanti, ma resta tanto da fare"

Loretta Ciotti, presidente di Ens Ravenna, quanti sono i vostri associati? Avete numeri a livello ravennate sulle persone sorde?

"I nostri associati, provenienti da tutta la provincia, sono 125. Però il nostro ente supporta anche persone sorde che, per svariati motivi, decidono di non iscriversi. Non vi sono ad oggi, dati statistici affidabili a livello locale sul numero delle persone sorde del territorio. La sordità è un fenomeno che include grande variabilità, quindi nel condurre eventuali ricerche e analisi statistiche, sarebbe fondamentale raccogliere dati che differenzino i diversi livelli di sordità ed eventualmente specificare se la persona sorda utilizza o meno protesi, se ha l’impianto cocleare o meno, se la persona sorda è bilingue o no".

Quali sono le problematiche principali che ancora oggi le persone sorde devono affrontare?

"La realtà è che le persone sorde si trovano ad avere un handicap solo quando si scontrano con una società non accessibile, per la grande barriera comunicativa che si trovano davanti. Se tutti conoscessero la lingua dei segni, se ci fossero sottotitoli ovunque, non avrebbero nessuna difficoltà nella vita di tutti i giorni, dall’andare al supermercato al partecipare al colloquio con gli insegnanti del figlio a scuola, alla riunione di condominio, dall’interagire con i colleghi alle attività ricreative in palestra. Significativo in tal senso è il caso storico di Martha’s Vineyard".

Può parlarne?

"L’isola degli Stati Uniti, nel Massachussetts, nell’Ottocento aveva circa lo 0,7% della popolazione con sordità ereditaria. Essendo completamente isolata e autosufficiente, le famiglie che vi vivevano continuarono per anni a sposarsi tra loro, portando la popolazione sorda ad aumentare notevolmente. Nell’isola si sviluppò una lingua dei segni propria e tutti la conoscevano. Pertanto, persone sorde e udenti vivevano tranquillamente senza difficoltà gli uni accanto gli altri con piena accessibilità per tutti".

In concreto, cosa si potrebbe fare per migliorare l’accessibilità?

"Un primo passo potrebbe essere quello di organizzare corsi di sensibilizzazione, ad esempio, per il personale che lavora negli sportelli di accoglienza in banca, in Comune, nelle Ausl, oppure per chi si occupa del primo soccorso, dai carabinieri ai vigili e ai medici".

Quali passi avanti, al contrario, sono stati fatti rispetto al passato?

"Rispetto all’inizio del Novecento, oggi le persone sorde sono considerate capaci di intendere e di volere e si vedono riconosciuti una serie di diritti: la possibilità di votare, di essere considerate persona giuridica davanti alla legge, di accedere alle scuole pubbliche e di avere i supporti necessari all’interno di queste scuole, così come nella ricerca del lavoro, oltre a una indennità di comunicazione per coprire le spese degli interpreti o di eventuali apparecchi acustici".

Rispetto agli altri Paesi in Europa e nel mondo, l’Italia come si colloca?

"Siamo ancora molto indietro. La maggior parte dei servizi non è accessibile e non è sottotitolata e le informazioni vengono date solo su canale uditivo in stazione o in aeroporto, solo il 50% dei programmi tv è sottotitolato. Qualche passo avanti è stato fatto con la pandemia quando gli annunci del primo ministro venivano sempre tradotti e il riconoscimento della Lis è rientrato in una serie di provvedimenti. Speriamo di non dover aspettare un’altra pandemia per vedere ulteriori passi avanti".

Quanto è stato importante il riconoscimento ufficiale della lingua dei segni nel 2021?

"Molto, perché è il fondamentale primo passo per garantire l’utilizzo di quella che è a tutti gli effetti la lingua naturale delle persone sorde. Purtroppo però la legge italiana non riconosce la Lis come lingua di minoranza, come sono ad esempio il ladino e il sardo, e quindi non ha sbloccato tutti quei diritti che spettano alle persone di una lingua e di una comunità minoritaria". r.bez.