Stipendio alto e tanti regali: condannata

Il tribunale ha inflitto quattro anni e mezzo di carcere alla badante di un allevatore faentino per circonvenzione e al figlio di lei per riciclaggio

Stipendio alto e tanti regali: condannata

Stipendio alto e tanti regali: condannata

Un appartamento da oltre 230 mila euro a ridosso del centro di Faenza. Ma anche due polizze sulla vita per un totale di un milione e 100 mila euro, la delega a operare sul conto corrente, assegni e contanti per quasi 400 mila euro. E soprattutto un salario mensile che assomigliava di più a quello di un top manager che a quello di una badante: 5.000 euro. Sono i beni al centro del processo costato martedì scorso la condanna a 4 anni e 6 mesi di reclusione a una badante 59enne di origine albanese imputata di circonvenzione di incapace su un facoltoso allevatore faentino del quale si era occupata fino al 2017. Stessa pena, ma per riciclaggio, è stata inflitta al figlio della donna. I due dovranno inoltre pagare una provvisionale di 50 mila euro. Il giudice Cecilia Calandra ha invece assolto gli ultimi due imputati, sempre di origine straniera e residenti a Faenza: il marito della badante e la fidanzata del figlio, entrambi accusati di riciclaggio.

Secondo quanto ricostruito dalla procura, dal 2011 la badante aveva seguito l’allevatore nei suoi ultimi anni di vita. L’uomo - classe 1926 - soffriva di deterioramento cognitivo. Un contesto grazie al quale la sua badante - prosegue l’accisa - sarebbe riuscita a mettere le mani su parte dei suoi beni per un danno totale stimato tra il 2013 e il 2017 in oltre due milioni di euro. La badante era già stata assunta nel 2005: ma, a causa di attriti familiari, era stata allontanata per poi essere di nuovo assunta sei anni dopo direttamente dall’allevatore per aiutarlo nelle incombenze quotidiane e nella gestione villa. Qualche anno dopo era arrivato il primo regalo: un alloggio che l’uomo aveva comperato nel 2009 pagandolo 230 mila euro. Nel mirino dell’accusa ci sono finiti pure due assegni da 100 mila euro che l’anno seguente avevano raggiunto il conto del figlio della donna.

Con il deteriorarsi delle condizioni dell’uomo, lo stipendio di lei si era alzato sino a toccare 5.000 euro mensili pur a fronte di un’assistenza praticamente continuativa. Qualche dubbio si era palesato quando l’allevatore aveva cominciato a chiedere prestiti alla figlia manifestando peraltro la sua intenzione di cedere beni dal valore affettivo oltre che effettivo: vedi un pianoforte ma soprattutto un appartamento a Milano Marittima. I sospetti si erano rafforzati in seguito a una segnalazione mirata di un’impiegata di banca. Da ultimo erano spuntate le due polizze la cui beneficiaria era risultata appunto la badante. La querela depositata il 30 gennaio 2018 aveva fatto scattare le indagini. La difesa, citando vari testimoni, ha sempre sostenuto che l’anziano fosse lucido e determinato nelle sue scelte: come dire che non era stato indotto a compierle. Scontato dunque il ricorso in appello.

Andrea Colombari