Studio su temperature delle acque. Una ravennate firma ricerca internazionale sugli oceani

Simona Simoncelli, oceanografa formatasi alla facoltà di Scienze ambientali di Ravenna e ora in forza alla sede dell’Ingv di Bologna. "Il Mediterraneo è il mare che si sta riscaldando più velocemente".

Studio su temperature delle acque. Una ravennate firma ricerca internazionale sugli oceani

Studio su temperature delle acque. Una ravennate firma ricerca internazionale sugli oceani

Porta la firma anche dell’oceanografa classense Simona Simoncelli lo studio sui nuovi record delle temperature degli oceani e sui relativi indicatori climatici uscito sulla rivista specialistica Advances in Atmospheric Sciences. La ricerca vede come capofila l’Istituto di fisica dell’atmosfera dell’Accademia cinese delle scienze, in collaborazione con l’americana Noaa, l’italiana Enea, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, oltre che con ricercatori francesi e neozelandesi.

"La stratificazione è la parola chiave che descrive l’aspetto odierno dei mari", spiega Simona Simoncelli, oceanografa formatasi alla facoltà di Scienze ambientali di Ravenna e ora in forza alla sede dell’Ingv di Bologna. Il riscaldamento del mare fa sì che le acque superficiali siano soggette a maggiore evaporazione: "le aree salate continuano a divenire sempre più salate – si legge nello studio – e le aree con acqua più dolce continuano a diminuire la loro salinità, con conseguenze dirette sulla vita marina e sulle correnti oceaniche". Le acque meno dense, calde e meno salate tendono a rimanere in superficie, da dove non sono in grado di trasportare calore, elementi nutritivi e ossigeno nelle acque più profonde, con gravi conseguenze per la vita animale e vegetale: "la quale può andare incontro alle cosiddette crisi di anossia, cioè di assenza di ossigeno – spiega Simona Simoncelli – alla base delle morie di pesci cui capita di assistere". Chiamare superficiali quelle acque a più alto riscaldamento può inoltre apparire riduttivo: "le indagini nel canale di Sicilia ci mostrano come il calore stia penetrando in profondità nei nostri mari. Il riscaldamento dello strato delle acque compreso fra i 150 e i 450 metri di profondità si è esteso anche alle acque profonde fino a 700 metri".

La natura dell’Adriatico di mare chiuso confinante con un altro mare chiuso, quale è il Mediterraneo, non deve far cadere gli abitanti delle sue sponde nell’errore di pensare di essere al sicuro dagli sconvolgimenti di portata epocale che stanno avvenendo ad esempio nell’Artico o in Antartide: "in primis perché il Mediterraneo è il mare che si sta riscaldando più velocemente – prosegue Simoncelli –. E’ difficile prevedere quali effetti diretti avrà il riscaldamento dei mari sulla principale corrente dell’Adriatico, quella che dal canale d’Otranto risale la costa della Dalmazia per poi ridiscendere verso sud lungo il litorale italiano, ma la stratificazione è un problema generale di tutti i mari, con le sue conseguenze per la pesca, per l’acquacoltura, oltre che per la vita delle comunità costiere".

L’Adriatico, in particolare la costa emiliano-romagnola, presenta un problema in più: "La subsidenza, legata sia alle estrazioni di idrocarburi che al prelievo massiccio di acque dal sottosuolo per le esigenze umane, non fa che aggravare il tributo in millimetri che ogni anno il livello della terraferma cede al mare". Le acque dell’Adriatico che premono da est sulla Romagna non sono le sole a minacciare questo territorio, come il 2023 ha reso evidente: nello studio si legge come "a causa delle acque oceaniche più calde, calore e umidità in eccesso entrano nell’atmosfera a seguito dell’evaporazione delle acque superficiali, rendendo le tempeste più violente, con piogge e venti più forti, e un maggior rischio di alluvioni".

Filippo Donati