Tari, la delibera della discordia: "Aumentarla? Così è illegittimo"

Il gruppo La Pigna: "Manca la relazione di accompagnamento al Piano economico finanziario". Oggi il voto in consiglio. La tassa crescerebbe dell’8,9%. "Va evitato, usando le riserve di Ravenna Holding".

Tari, la delibera della discordia: "Aumentarla? Così è illegittimo"

Tari, la delibera della discordia: "Aumentarla? Così è illegittimo"

I 35 milioni che deriveranno dalla Tari per il 2024 (con un aumento dell’8,9% rispetto a quanto pagato per il 2023), la cui delibera viene discussa oggi in consiglio comunale, sono frutto di un provvedimento viziato da illegittimità. Lo sostiene il gruppo consiliare della Pigna che ieri in conferenza stampa ha precisato le ragioni di questo assunto, chiedendo anche al Comune di esentare per il 2024 gli alluvionati e i danneggiati dal fortunale dal pagamento della tassa sui rifiuti, e denunciando, per la tassa stessa, un "enorme conflitto di interesse" nella procedura in cui si arriva alla determinazione della Tari. Ma andiamo con ordine.

I profili di illegittimità riguarderebbero il Pef, piano economico finanziario, alla base del calcolo dell’annualità di riferimento della Tari che Atersir deve validare attraverso la relazione di accompagnamento. Una relazione che quest’anno, come in quelli precedenti, manca, così come manca la dichiarazione di veridicità. "Si tratta di un documento obbligatorio – ha detto Veronica Verlicchi, capogruppo La Pigna – che manca, una cosa di non poco conto visto che la legge lo prevede". Da qui la invocata irregolarità che porterebbe, secondo La Pigna, alla illegittimità della determinazione delle tariffe Tari, e alla richiesta di "ritiro della proposta di deliberazione per gravi vizi di legittimità. Una deliberazione da non adottare perché viziata da profili di illegittimità". Che potrebbero anche sfociare in responsabilità penali per chi adottasse una siffatta delibera restando comunque il fatto che "nessuno, dal sindaco al segretario generale si è mai accorto – ha insistito Verlicchi - della mancanza della relazione di accompagnamento, della dichiarazione di veridicità del gestore e della conseguente mancanza della validazione del Pef".

La seconda istanza che presenta oggi La Pigna, alla luce dell’ormai certo spostamento della deliberazione Tari al 30 giugno, è il rinvio della delibera in questione in maniera da poter organizzare la copertura dei maggiori costi (e quindi all’origine dell’incremento dell’8,9%) utilizzando 2,9 milioni che sono parte delle riserve di Ravenna Holding, così da lasciare invariati i costi per i cittadini e consentire ai soggetti danneggiati da alluvione e fortunale di non pagare la Tari per il 2024. Altra possibilità quella di utilizzare, per pari importo, la parte libera dell’avanzo di amministrazione del Comune. Peraltro il vicino Comune di Rimini, grazie al recupero dell’evasione, ha fermato gli aumenti al 4% e non si è spinto, come Ravenna, oltre il doppio. Infine il conflitto di interessi: che starebbe nel fatto che il Comune di Ravenna è socio di Hera attraverso Ravenna Holding e contribuisce a deliberare in Hera una proposta di aumento della tariffa che viene poi approvata da Atersir, nel cui consiglio locale è presente un assessore del Comune di Ravenna e che viene poi deliberata dal Consiglio Comunale di Ravenna.

Giorgio Costa