Tentata truffa sul porto: assolto Sabatini

Ma atti inviati alla procura di Napoli per valutare il falso indotto. Imputato è il legale rappresentante di Marina di Cervia srl

Tentata truffa sul porto: assolto Sabatini

Tentata truffa sul porto: assolto Sabatini

È stato assolto dall’imputazione di tentata truffa "perché il fatto non sussiste" (la procura ravennate aveva chiesto la condanna a nove mesi). Ma gli atti sono stati trasmessi alla procura di Napoli per valutare l’eventuale ipotesi di falso indotto. Protagonista del singolare caso giudiziario, è il 54enne Roberto Sabatini, legale rappresentante della società ’Marina di Cervia srl’ difeso dagli avvocati Lorenzo Valgimigli, Giacomo Valgimigli e Marco Bigari. Parte civile, il responsabile di Servimar srl tutelato dagli avvocati Antonio Petronici e Chiara Rinaldi.

Al tempo dei fatti delineati dalla procura, Marina di Cervia era il gestore del porto cervese mentre Servimar erogava alcuni servizi all’interno dello scalo rivierasco. Secondo l’accusa, l’imputato, in ragione del suo ruolo ricoperto nella srl, aveva ottenuto un decreto ingiuntivo sulla base di una falsa ricognizione di debito pari 164 mila euro. Ovvero canoni arretrati relativi all’affitto per gli anni 2013, 2014 e 2015 di alcuni capannoni oltre a tariffe degli ormeggi 115 e 35. È a questo punto che la questione era approdata davanti al giudice civile di Napoli, Foro di competenza così come designato dal contratto. In particolare su specifica istanza, nel novembre 2017 il giudice partenopeo Anna Maria Pezzullo aveva emesso un decreto ingiuntivo relativo alla somma indicata. Gli amministratori di Servimar avevano però disconosciuto le due firme di altrettanti amministratori. Ecco che allora si era instaurato un contenzioso civilistico a Napoli nell’ambito del quale una perizia grafologica aveva in buona sostanza optato per l’autenticità delle firme.

Servimar intanto aveva chiesto lumi anche alla magistratura penale ravennate per l’eventuale tentata truffa. E a questo punto in incidente probatorio il perito grafologico aveva invece dato ragione a Servimar. Ed è così che il fascicolo era approdato in dibattimento davanti al giudice Cecilia Calandra.

La questione ha ruotato attorno a tre temi principali. Ovvero l’autenticità della sottoscrizione; e poi l’effettiva sussistenza dei crediti; e da ultimo la configurabilità o meno in diritto della truffa processuale. La difesa ha argomentato in arringa su tutto, concentrandosi in particolare sull’ultimo dei tre punti: giurisprudenza di Cassazione, ritenuta consolidata dai legali, si focalizza sull’atto di disposizione patrimoniale: come dire che nel nostro caso sarebbe ipoteticamente stato indotto in errore il giudice di Napoli il quale però non aveva compiuto un atto di disposizione patrimoniale ma aveva esercitato una funzione connessa al suo suolo. Per capire se anche il giudice Calandra si è mosso lungo questo ragionamento, bisognerà attendere le motivazioni (entro 90 giorni).

a.col.