Testamento contraffatto. Ex politico sotto accusa

Ravenna, battaglia legale intorno alle disposizioni di un funzionario di banca. La figlia del defunto: "Sono certa che quel documento lo ha scritto Bazzoni" .

Testamento contraffatto. Ex politico sotto accusa

Testamento contraffatto. Ex politico sotto accusa

Quel testamento vale milioni di euro ma quasi nessuno lo vuole. Non lo vogliono le sei persone a cui erano stati rimessi debiti fino a 100 mila euro. Ma soprattutto non lo vuole il commercialista ravennate Gianguido Bazzoni, in passato consigliere regionale per Forza Italia e ora nemmeno iscritto al partito: a lui era stato rimesso un debito da ben 218 mila euro ed erano stati assegnati un podere oltre alla metà della ingente liquidità del defunto, l’ex funzionario di banca Luigi Pini morto ultra-novantenne il 7 giugno del 2021.

La ragione sta probabilmente nella serafica spiegazione data dal Bazzoni stesso: "Ho fatto guardare, è falso, ho rinunciato. Nient’altro da dichiarare". Un artefatto in definitiva, circostanza su cui accusa e difesa sembrano essere d’accordo. Diverse invece sono le posizioni su chi abbia potuto organizzare il giochetto. E qui Bazzoni ricopre il certamente scomodo ruolo di imputato: per falsificazione aggravata di testamento olografo.

Ma perché proprio lui? Di sicuro con il defunto c’era un forte legame di amicizia: "Si portavano a vicenda sul palmo della mano", ha assicurato chi li aveva conosciuti bene.

Il nome dell’ex consigliere regionale, sui tavoli della magistratura ravennate c’era però finito con una denuncia che la figlia dell’ex funzionario di banca, la farmacista Patrizia Pini, aveva fatto vergare subito dopo l’apertura del testamento. Ne era venuta a conoscenza - ha ricordato lei stessa ieri mattina in Tribunale a Ravenna - un paio di mesi dopo la morte del padre: l’avvocato di fiducia del babbo, con una mail l’avvisava dell’esistenza di quel documento datato 9 ottobre 2020 e le riferiva che due giorni dopo sarebbe stato aperto davanti a un notaio. Strano, aveva pensato lei, perché giusto a primavera di quell’anno "avevo chiesto a mio padre se avesse fatto testamento: e mi disse di no". Alla lettura, aveva trovato altre 10 persone in attesa: "Il notaio lo lesse: diceva che era stato redatto a matita e inviato per posta all’avvocato ma il francobollo non aveva l’avvallo del timbro postale".

E di stranezze, ne aveva colte altre ancora: "Mio padre non scriveva nulla a matita. E poi non era la sua grafia. Il luogo di nascita, era stato indicato erroneamente con due ’t’ (’Cottignola’): ma lui era molto preciso. E il codice fiscale era sbagliato". A quel punto aveva accettato l’eredità con beneficio di inventario e poi aveva dato incarico a due grafologhe per un’analisi sulla scrittura: "Ho capito che poteva trattarsi del signor Bazzoni - ha scandito davanti al giudice -: la conoscevo la sua scrittura, avevo già visto biglietti di auguri, sono un’attenta osservatrice". E nella prossima udienza si ripartirà dai consulenti. Con una sola certezza condivisa dalle parti: quel testamento è falso.

Andrea Colombari