Truffa all’Ispettorato del lavoro: "Soldi per missioni mai compiute". Licenziamento per due dipendenti

Si tratta di due donne, di Ravenna e Forlì, che erano in forza agli uffici amministrativi . Secondo l’accusa si erano accreditate a vicenda voci alle quali non avrebbero avuto diritto.

Truffa all’Ispettorato del lavoro: "Soldi per missioni mai compiute". Licenziamento per due dipendenti

Truffa all’Ispettorato del lavoro: "Soldi per missioni mai compiute". Licenziamento per due dipendenti

La prima è già stata licenziata dall’ufficio ravennate. Per la seconda, analogo provvedimento scatterà dal mese di luglio di quest’anno. Le protagoniste del singolare caso giudiziario, sono una ultrasessantenne di Ravenna e una ultracinquantenne di Forlì.

Le due donne in particolare ricoprivano un ruolo molto specifico: erano in forza agli uffici amministrativi ai quali spetta l’accredito degli stipendi dei dipendenti dell’Ispettorato del Lavoro. Ed è in quella veste che sono entrambe finite al centro di una indagine per truffa in concorso aggravato dall’averla presumibilmente compiuta ai danni di un ente pubblico, l’ispettorato appunto.

In buona sostanza secondo quanto finora delineato dagli inquirenti, tra l’aprile del 2021 e il settembre del 2023 le due, in concorso tra di loro, avrebbero usato le credenziali di un loro superiore con uno scopo ben preciso: accedere al sistema con il quale è possibile caricare le indennità dovute al personale.

In questo caso - prosegue l’accusa - emolumenti legati alle missioni: soldi che le due sarebbe riuscite ad aggiungersi a vicenda in busta paga incassando dunque indebitamente dallo Stato un arrotondamento salariale.

Per la prima indagata, si tratta di quasi 830 euro invece che di 129 euro nell’aprile del 2021. E di quasi 7.400 euro tra il maggio 2021 e il settembre 2023: sempre per missioni ritenute fittizie.

Per la seconda indagata invece, gli importi esatti sono ancora al vaglio della magistratura competente: il fascicolo, aperto inizialmente a Ravenna dal pm Silvia Ziniti, per competenza è stato in un secondo momento trasmesso alla procura del territorio dove ha sede la banca che ha erogato gli stipendi in questione: se insomma di reato si è trattato (non va dimenticato del resto che ci troviamo ancora in una fase preliminare delle indagini), quello è il momento preciso in cui si ritiene essere stata consumata la contestata truffa aggravata in concorso.

In ogni caso, l’indagine era scattata in seguito alla specifica segnalazione di un altro dipendente del medesimo ufficio il quale aveva realizzato che c’erano a suo avviso anomalie nella busta paga della prima indagata.

A quel punto erano iniziate le prime verifiche interne: e dall’incrocio di dati e numeri, era stato acceso un faro anche sulla collega forlivese della ultrasessantenne ravennate. Il caso aveva quindi raggiunto i tavoli della magistratura. Le due indagate sono difese dagli avvocati Giorgio Guerra del Foro di Ravenna e Marco Martines di quello di Forlì-Cesena.