"Ustionato con il ferro da stiro e frustato"

I genitori hanno patteggiato la pena e hanno intrapreso un percorso a Faenza per migliorare le relazioni con il figlio

"Ustionato con il ferro da stiro e frustato"

"Ustionato con il ferro da stiro e frustato"

Quel giorno era accaduto che lui avesse sollevato il ferro da stiro rovente per pura curiosità. Ma il patrigno si era infuriato, glielo aveva strappato di mano e "me lo ha appoggiato qui", sulle dita, lasciandogli una evidente cicatrice. La madre non era a suo avviso stata da meno tanto da arrivare a picchiarlo dappertutto con la cintura non appena uscito dalla doccia.

Sono solo alcuni dei maltrattamenti dei quali un ragazzino di origine straniera al tempo residente a Faenza, aveva parlato sia davanti alla polizia che in incidente probatorio davanti al gip. Un quadro accusatorio di fronte al quale i due genitori - difesi dall’avvocato Nicola Laghi -, nei giorni scorso hanno scelto di patteggiare: un anno e 4 mesi a testa con pensa sospesa. Entrambi sono seguiti dai servizi sociali e hanno intrapreso un percorso mirato a migliorare le capacità genitoriali. In quanto al ragazzino, si trova in un’adeguata comunità protetta ed è rappresentato dall’avvocato Christian Biserni. L’intenzione dei servizi sociali è probabilmente quella di arrivare a una riunificazione del nucleo familiare.

I contestati maltrattamenti aggravati, secondo quanto ricostruito nelle indagini del locale Commissariato coordinate dal pm Lucrezia Ciriello, sono andati avanti dal febbraio 2017, quando il ragazzino aveva solo 8 anni, al maggio 2022. Il giovane era nato in territorio manfredo: ma all’età di un anno era stato portato nel suo Paese d’origine dove era rimasto ospite di parenti. Quindi, dopo qualche anno, era tornato, aveva frequentato le elementari per una stagione ed era stato riportato all’estero. Il ritorno definitivo era avvenuto nel 2017: con madre e patrigno.

Ed è in quell’anno che, secondo il giovane, erano iniziate le vessazioni. In un paio di occasioni la madre, per futili motivi, lo aveva picchiato con forza sulle guance e sulla parte superiore del corpo. E poi aveva usato pure una cintura: questa era stata impugnata anche dal patrigno per menare colpi.

L’uomo aveva inoltre utilizzato un cavo elettrico: lo aveva arrotolato attorno al braccio del ragazzino fino a lasciargli una cicatrice. Di segni però "ne avevo anche in altre parti del corpo ma non si vedono più", aveva assicurato il giovane davanti al gip.

Le botte - secondo quanto da lui riferito - le pigliava ogni giorno, anche se non contemporaneamente da entrambi i genitori. E il patrigno talvolta usava pure metodi diciamo ’alternativi’: e cioè, oltre a ferro da stiro e cavo elettrico, gli tirava le sedie addosso o lo alzava da terra per poi scaraventarlo giù all’improvviso.

E così il ragazzino in almeno due occasioni, per evitare di essere punito con la consueta violenza, aveva deciso di non fare ritorno a casa. La prima volta era accaduto nel febbraio 2022 quando si trovava affidato momentaneamente ad amici di famiglia. In quel periodo all’uscita da scuola, era successo che avesse fatto a botte con un compagno. La madre, che era all’estero, una volta venuta a conoscenza della cosa, lo aveva chiamato: "Quando tornerò in Italia, vedrai che ti faccio".

Lui, impaurito, era salito sul treno ed era andato via; poi aveva girovagato fino a sera finché un connazionale lo aveva notato e riportato a casa. Alla domanda di madre e patrigno "scappi ancora di casa?", lui aveva risposto con un "sì" finendo bersagliato dai colpi sferrati dalla mamma anche con una pentola.

a.col.