
Volte e pavimenti rotti E una casa crollata
"Un’eruzione vulcanica": al piano terra del palazzo di corso Garibaldi posto davanti al parco di piazza San Francesco le acque del Lamone hanno fatto irruzione dalle cantine in quella che è parsa come un’esplosione sotterranea di magma fuori controllo. Il fiume è arrivato qui risalendo via Sant’Ippolito, virando verso via Croce – trasformata in un fiume in piena – e scaricando tutta la sua forza in corso Garibaldi: una volta riempite le cantine, l’acqua, che non aveva alcuna via d’uscita, ha sfondato dal basso verso l’alto i pavimenti di quello che era il laboratorio di Pantoú Ceramics – "aprendoli quasi fossero le ante di un armadio", spiega Giampaolo Santoddì, uno dei due ceramisti siciliani dietro al brand Pantoú – e seminando la devastazione nel piano terra dell’edificio, che è stato dichiarato inagibile limitatamente allo studio dove si è spalancata la voragine.
Si tratta, per la centralità del luogo, di quello che è forse il danno più impressionante, benché la violenza della piena abbia causato anche ferite più inquietanti: in via Sarti l’intera volta di una cantina è collassata al suolo, facendo crollare massi composti di mattoni e malta dal peso che probabilmente sfiora il quintale. Anche qui la cantina, il cui aspetto ricordava all’indomani dell’inondazione quello di una grotta scavata nella roccia, è stata dichiarata inagibile, mentre il resto del palazzo è stato giudicato non a rischio. A sorprendere i residenti è stato anche il modo con cui l’acqua si è fatta largo fino alle cantine del palazzo: "Via Sarti non è stata colpita dalle acque così massicciamente come le parallele via Fadina e via Croce", hanno spiegato. È proprio da quelle vie che l’acqua, cantina dopo cantina, è arrivata a invadere anche i sotterranei di via Sarti.
L’edificio che in qualche modo è diventato un simbolo dell’alluvione è invece quello di via Verità dove aveva la sua casa e il suo studio una nota psicologa faentina, che ha lanciato una raccolta fondi online per poter stabilizzare di nuovo al più presto la sua situazione abitativa e professionale. E lo ha fatto "con uno squarcio nel cuore e la disperazione di chi ha perso tutto", ha ammesso, rivelando di aver perso anche l’auto durante la prima inondazione. La casa appare letteralmente divorata su un intero fianco, condizione che – spiegano da Palazzo Manfredi – l’ha resa completamente inagibile per via del fortissimo rischio di ulteriori crolli.
f.d.