CARLO RAGGI
Cronaca

Zannoni, questione di chimica: "Tutto iniziò con un’enciclopedia. Il laboratorio? Nel cortile di casa"

È stato ordinario di chimica-fisica dell’Università di Bologna e direttore del Dipartimento e fondatore della Scuola Internazionale dei cristalli liquidi di Erice: "Ricerche e studi...è la mia vita".

Zannoni, questione di chimica: "Tutto iniziò con un’enciclopedia. Il laboratorio? Nel cortile di casa"

Zannoni, questione di chimica: "Tutto iniziò con un’enciclopedia. Il laboratorio? Nel cortile di casa"

Affascinato dalla chimica, a 12 anni allestì un laboratorio in casa e quando si iscrisse all’Iti scoprì già di sapere tutto su molecole e reazioni: inevitabile la scelta universitaria di chimica, indirizzo industriale e qui la seconda fascinazione, per la fisica quantistica, dovuta a un libro di Lev Davidovic Landau, premio Nobel sovietico. Laureatosi nel 1972, da allora Claudio Zannoni si è dedicato allo studio, alla ricerca e all’insegnamento, in Italia e in varie parti del mondo, dell’inesauribile campo dei cristalli liquidi, quelli ad esempio che hanno reso possibile schermi tv e display dei cellulari e le cui ricadute investono anche molti altri settori, dalla robotica alla medicina.

Chimico-fisico teorico, Zannoni è fra i grandi esperti sul fronte della simulazione del comportamento delle molecole a seconda delle situazioni. Dopo il dottorato in Inghilterra, è stato ordinario di chimica-fisica dell’Università di Bologna e direttore del Dipartimento, fondatore della Scuola Internazionale dei cristalli liquidi di Erice, autore di centinaia di articoli scientifici, membro dei comitati di valutazione in organismi come il Cineca.

Il suo sito web mostra in maniera eloquente l’impegno scientifico, da Bologna a Cambridge, da Oxford a Hyderabad, in India, da Pavia a Kuala Lumpur…

"Bologna occupa il posto più importante, qui mi sono laureato nel 1972, con la lode, a Bologna nel 1975, dopo tre anni di dottorato in Inghilterra, ho iniziato la carriera in università, nel 1987 sono diventato professore ordinario di chimica-fisica, quindi direttore del Dipartimento, qui ho fatto ricerca e infine, dopo la pensione, nel 2019, mi hanno nominato professore emerito. Il Regno Unito è stato fondamentale per gli studi, pensi poi che avevo appena 29 anni quando ho insegnato a Cambridge e come allievi c’erano docenti universitari italiani…".

Senza contare le conferenze…

"Sono oltre 350, in giro per il mondo su invito di università e laboratori dal Giappone al Canada, agli Usa, Brasile…".

E a Bologna lei ha avuto a che fare con il Cineca e il supercalcolatore Leonardo…

"Sono stato membro del Comitato di valutazione dei progetti da sviluppare anche con Leonardo, come sono stato nei panel per la valutazione di progetti scientifici a livello di Unione Europea".

Il suo preminente campo di interesse sono i cristalli liquidi, se non sbaglio…

"Io sono un chimico fisico teorico e il dato di fondo dei miei studi e delle mie ricerche è quello di fare ipotesi sui comportamenti delle molecole. Per questo, detto in parole semplici, si fanno simulazioni, in termini tecnici sono modellazioni, al computer e si ottengono modelli matematici che spiegano perché accade una tal cosa o cosa accadrà in determinate situazioni se si tratta di una molecola nuova, aiutano cioè a capire meglio i problemi. Come ha detto lei, questi studi hanno interessato soprattutto i cristalli liquidi".

Ci ritorneremo. Ora mi racconti come nacque l’interesse per la chimica. Partiamo dall’infanzia. Dove è nato?

"A Ravenna, la guerra era finita da tre anni. Il babbo, Libero, grande appassionato di musica lirica lavorava con il fratello Siro che gestiva un’officina per le riparazioni navali in una traversa di via Trieste, la mamma, Elvira, era casalinga. Sei anni dopo di me nacque mio fratello, Roberto…Ricordo che alle elementari come maestro ho avuto anche Benelli, che fu poi sindaco di Ravenna. La passione per la chimica arrivò alle medie…".

Stimolata da cosa?

"Credo che il merito sia stato di una enciclopedia illustrata di allora, ’Vita Meravigliosa’…attrezzai un piccolo laboratorio con provette e alambicchi, comperavo i prodotti alla farmacia di via di Roma vicino all’Upim, poi cominciai ad acquistare testi specifici e a scrivere ad aziende chiedendo campioni di prodotti, molte me li mandarono…mi divertivo con le reazioni; un giorno con la distillazione del catrame ci fu una gran fiammata, ma in casa non ci fu alcun allarme".

Una passione che le ha tracciato la strada professionale.

"Mi iscrissi all’Iti, il babbo montò il capanno balneare nel cortile della nuova casa e lo attrezzò a laboratorio vero e proprio, il farmacista di piazza dell’Aquila dove acquistavo i reagenti anche pericolosi, come acido solforico, permanganato, mi faceva sempre l’esame per capire se conoscevo reazioni e rischi. Poi l’università, chimica industriale e al secondo anno grazie a un libro del Nobel sovietico Landau acquistato in via Baccarini, a Ravenna, scoprii la fisica quantistica e capii che quella era la frontiera anche della chimica".

Erano anche i tempi del Movimento studentesco…

"Io ero al collegio Irnerio, i cortei sotto le finestre urlavano contro i ‘privilegiati’. In realtà avevo solo usufruito del presalario…comunque col ‘68 cambiò tutta l’atmosfera, svanì un irripetibile mondo universitario forse anche un po’ ludico, ma accadde pure che noi studenti dessimo vita ai seminari dove noi eravamo i docenti...".

Stavamo parlando del suo fronte di interesse, i cristalli liquidi…

"Già il nome sembra una contraddizione, come fa un cristallo a essere liquido! Il fatto è che all’epoca, grazie anche ai primi calcolatori, quelli a schede perforate, iniziava la sfida alla modellazione di cui parlavo. Si fanno modelli matematici, si fanno comparazioni e con i calcolatori sempre più potenti la sfida si apre continuamente a nuovi orizzonti".

I cristalli liquidi di cui parla sono quelli degli schermi televisivi o dei display dei telefonini…

"Sì, loro, non è stata una strada spianata, anzi all’origine fu abbandonata perché i cristalli erano troppo sensibili alle temperature. Ma poi nel 1973 George Gray, un chimico inglese che ho conosciuto a Cambridge, scoprì il cianodifenile che aveva proprietà stabili, un fronte su cui sono rimasto impegnato a lungo. Infinite le ricadute e per citare un fronte poco noto, pensi alle finestre intelligenti, quelle che con un bottone cambiano stato, da trasparenti a opache o viceversa, e anche altro…".

Nel senso?

"Ad esempio mi sono occupato dell’applicazione dei cristalli liquidi nei muscoli artificiali per la robotica, oppure di particolari nanoparticelle, a spirale, per le quali gli americani non riuscivano a spiegare alcune anomalie. L’orizzonte delle ricerche è stato comunque molto ampio…, fra i grandi interrogativi cui negli anni con i miei collaboratori ho cercato di rispondere, le cito quello dello delle diverse caratteristiche di una cellula tumorale rispetto a quella sana oppure perché il morbo della mucca pazza non colpisce gli uccelli, salvo il picchio…".

I risultati delle sue ricerche sono spiegati in centinaia di articoli comparsi sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali…

"Così si circuita la conoscenza scientifica a livello mondiale, unico modo per la scienza di progredire…pensi che mezzo secolo fa si utilizzavano invece solo riviste nazionali".

Ora qual è il suo fronte di interesse?

"Prettamente personale: la ricerca delle fake scientifiche, a livello internazionale ci sono tanti falsi, copiature, scorrettezze".