Zattaglia circondata da frane "Campo sportivo distrutto E ora il torrente va pulito"

Fra i residenti della piccola frazione brisighellese, rimasta isolata per giorni . C’è chi racconta: "La ’nonna’ del paese, 90 anni, ha detto che mai si era vista una cosa così".

Zattaglia circondata da frane  "Campo sportivo distrutto  E ora il torrente va pulito"

Zattaglia circondata da frane "Campo sportivo distrutto E ora il torrente va pulito"

di Carlo Raggi

Ventiquattro ore di terrore per le valanghe d’acqua che scendevano lungo il torrente Sintria che qui, a Zattaglia, corre in mezzo alle case, il piccolo campo sportivo devastato, giorni di isolamento senza energia elettrica e senza telefono, e poi la grande frana, la più dirompente e impressionante di tutta l’area collinare ravennate, un’intera montagna spaccata come se fosse stata squassata dal terremoto che ha fatto scomparire un tratto della via Valletta: a otto giorni da quel terribile martedì 16 maggio che ha messo sott’acqua la Romagna, in questa piccola frazione di Brisighella, ai piedi del monte Mauro, un centinaio di abitanti, si tirano le somme dell’accaduto. E lo si fa, nonostante tutto, con pacatezza. "Come testimonia la nonna della frazione, una donna di 90 anni, mai qui si era vista una cosa del genere", assicura Roberto Sangiorgi, muratore in pensione che sta assistendo agli ultimi lavori di una pala meccanica incaricata dalla Provincia di liberare la strada di fondovalle, via Lame, che a ridosso della località era stata bloccata da alberi, terra e fango.

"Possiamo dire che è andato tutto bene, ma il torrente però lo devono pulire. Da almeno trent’anni non viene tagliato un albero, perché per legge non si può, tanto che se uno di noi taglia anche solo una canna rischia la multa! Ora però ci ha pensato l’acqua, vede, adesso le sponde sono piene di tronchi sradicati che formano dighe. Sarà il caso che qualcuno provveda a rimuoverli e a fare manutenzione. A causa degli alberi abbiamo rischiato grosso! Purtroppo il torrente i guai li ha provocati al campo sportivo, dove nella primavera di ogni anno facciamo la sagra del cinghiale. Là è tutto devastato".

L’area sportiva è ai piedi della chiesa del Santissimo Cuore, sotto al cimitero di guerra dove sono sepolti i fanti del Gruppo di Combattimento Friuli che nell’autunno del 1944 qui combatterono a fianco degli Alleati e dei partigiani. C’è gente al lavoro con due bobcat, portano terra a rinforzare il lato lungo cui corre il Sintria le cui acque impetuose hanno ‘mangiato’ metri e metri di campo sportivo. Tanta è stata la pioggia in Appennino che ancora adesso il torrente, che nasce a pochi chilometri da qui, a monte Romano, scende impetuoso e limaccioso verso valle, verso l’affluenza nel Senio poco sotto Villa Vezzano.

A manovrare l’escavatore è Sauro Samorè, incaricato, in inverno, di tenere libere le strade dalla neve. "Qui sempre ci diamo una mano l’un l’altro ed ecco ripulita la carreggiata!" Un ragazzo, con un badile, cesella al meglio il lavoro". La terra che aveva invaso via Lame (assieme a una grossa betulla divelta dal letto del torrente) era franata dalla collina che fiancheggia la strada e che su un fianco presenta una ferita enorme fino a raggiungere la sommità su cui sorge una vetusta casa (disabitata) e che ora forse non è più sicura; qui si dovrà intervenire presto per evitare il peggio. Non c’è montagna intorno che non presenti segni di smottamenti. Racconta Sangiorgi: "Siamo rimasti per vari giorni senza energia elettrica, ma ci siamo arrangiati. Un agricoltore, Lorenzo Eventi, ha portato un generatore con il quale ha assicurato la luce a tutte le case, che non sono tante. Poi al quinto giorno sono arrivati operai e tecnici dell’Enel, gente che viene dal Veneto addirittura, stanno ancora lavorando. E contemporaneamente eravamo rimasti senza telefono, i cellulari non funzionavano. Ed è stato meglio così! Perché ci siamo ritrovati tutti al bar e lì si prendevano le decisioni, guardandoci negli occhi. Senza telefono la piccola comunità è diventata più coesa. Una bella cosa!"

Nei primi giorni la frazione era rimasta completamente isolata anche sul fronte della percorribilità delle strade. "Nessuno è andato al lavoro, eravamo tutti qui". Chiusa via Tebano per l’esondazione del Senio, chiusa via Limisano all’ingresso di Riolo sempre a causa del Senio, chiuse invece per frane via Zattaglia, che porta a Casola, via Monte Mauro, via Valletta per Fognano e via Calbane-Monticino per Brisighella. Ad oggi restano tutte impercorribili ad eccezione di via Lame, via Limisano e via Sintria. E veniamo alla frana della provinciale Valletta, tre chilometri sopra Zattaglia, circa duecento metri di altitudine, fra il Castellaccio e il cimitero della parrocchia di Santo Stefano. Qui per un tratto di una quarantina di metri un gran pezzo di roccia, per un’altezza di oltre venti metri, si è fratturata ed è scivolata a valle per una decina di metri aprendo una profonda voragine che ha coinvolto la quasi totalità della superfice stradale. Come gran parte degli Appennini romagnoli, anche queste montagne sono composte prevalentemente da marna, una formazione argillosa formatasi fra gli 8 e i 15 milioni di anni fa nel fondo marino ed estremamente friabile. Evidentemente il collasso è dovuto a infiltrazioni probabilmente attraverso fessurazioni del manto stradale in quanto la regimentazione delle acque (canalette in cemento) ai bordi della strada appare in buona manutenzione. Se si considera l’imponenza della spaccatura e l’impervietà del luogo sono ipotizzabili tempi estremamente lunghi per il consolidamento e il ripristino