L’angelo degli invisibili "Io volevo bene ad Alì Ma a chi l’ha ucciso non negherei un piatto"

Maria Diletto (Associazione La Nuova Luce) racconta la vita dei giovani senzatetto della stazione: "Quelli che sembrano i più cattivi sono i primi a piangere e chiedere una mano: bisogna ascoltarli".

L’angelo degli invisibili  "Io volevo bene ad Alì  Ma a chi l’ha ucciso   non negherei un piatto"

L’angelo degli invisibili "Io volevo bene ad Alì Ma a chi l’ha ucciso non negherei un piatto"

Una mamma, una sorella. Riconosciuta e rispettata da tutti gli invisibili, le persone che in Italia cercavano una nuova vita e ora si trovano a dormire dove capita, senza prospettive. Maria Diletto, presidente dell’associazione "La nuova luce", domenica – nel corso della cerimonia organizzata in piazzale Marconi – non è riuscita a trattenere le lacrime. Troppo straziante la morte di Mohamed Alì Thabet, il 18enne tunisino colpito dalla coltellata mortale sferrata nella notte tra martedì e mercoledì dal connazionale Adi Mohsen, 22 anni, ricercato dai carabinieri. Diletto conosceva la vittima, era stata tra le ultime a vedere il ragazzo, a porgergli un piatto di cous cous.

Maria, se si trovasse davanti il fuggitivo, riuscirebbe a perdonarlo?

"Non lo so. E’ un gesto non giustificabile, una violenza così non si può spiegare. Ma credo che se mi venisse a chiedere un piatto di pasta, io glielo darei lo stesso. Non devo essere io a giudicare".

Cosa vede lì in stazione?

"Andavo a dare una mano anche alle Reggiane. Anche lì c’erano vittime e carnefici. In stazione ci sono persone abbandonate a se stesse. Magari sotto l’effetto di droghe. C’è chi si droga e crolla a terra, dorme nel bagnato e c’è chi si incattivisce. Persone da aiutare".

La sua associazione?

"Gli diamo qualcosa da mangiare, li portiamo dal medico, ci procuriamo i buoni per la doccia, cerchiamo di mandarli a scuola o al lavoro".

Che insegnamento ha tratto?

"Che tutti hanno bisogno di avere fiducia in se stessi. Che i più cattivi sono quelli che poi scoppiano a piangere e ti chiedono aiuto. Che si può uscire dalla droga: c’è chi mi manda gli esami delle urine e dice ’ora sono pulito’. Ma bisogna dare una mano, da solo nessuno ce la fa".

a.fio.