Maxi operazione per riciclaggio e false fatture: sequestri per 10,5 milioni e 5 arresti

Un centinaio gli indagati in tutta Italia: il blitz all’alba guidato dalla procura di Reggio Emilia. “Scoperto un giro d’affari illecito da 30 milioni di euro”

Frode fiscale e riciclaggio: sequestrati beni per oltre 10 milioni di euro

Frode fiscale e riciclaggio: sequestrati beni per oltre 10 milioni di euro

Reggio Emilia, 20 febbraio 2024 – Cinque persone in carcere, 7 ai domiciliari e 108 indagati (di cui 26 che secondo gli inquirenti sono appartenenti alla  ’ndrangheta) con la grave accusa di associazione a delinquere collegata a vari reati tributari, a cominciare dal riciclaggio internazionale e l’autoriciclaggio. L’attività – secondo quanto ricostruito – era contigua ad ambienti della criminalità organizzata e spaziava tra Emilia, Calabria, Campania, Toscana, Lazio, Lombardia, Marche e Veneto e 81 le società coinvolte. Sono scattate anche misure interdittive che riguardano due commercialisti e un imprenditore.

Dalle false fatture ai diamanti e auto di lusso

L'associazione riciclava il denaro ottenuto illecitamente tramite un sistema di false fatture e frode fiscale, ripulendolo nell'economia legale, investendo in diamanti, orologi preziosi e auto di lusso acquistate in Austria e poi noleggiate dal società create ad hoc nel territorio reggiano. Tutto questo, produceva un giro d'affari di oltre 30 milioni: tanto che sono stati disposti sequestri per oltre 10,5 milioni di euro.

Come funzionava il riciclaggio

Per ‘ripulire’ i soldi veniva usato quasi sempre il canale internazionale: i proventi illecitamente ottenuti venivano fatti confluire attraverso un sistema di scatole vuote prevalentemente verso la Bulgaria. Da qui, il denaro veniva inviato su ulteriori conti esteri o monetizzato, per essere poi reintrodotto fisicamente in Italia.

Disoccupazione e fondi covid

Nelle maglie dell’inchiesta, è stato accertato dai militari anche la percezione illecita dell'indennità di disoccupazione Naspi per un valore di circa 60mila euro grazie a un sistema di frode al welfare statale. Inoltre, alcune delle società 'cartiere' che venivano utilizzate per l'emissione delle fatture false - stando a quanto ricostruito dagli inquirenti - hanno fatto ricorso indebitamente ai contributi pubblici stanziati durante l'emergenza sanitaria in pandemia per 72mila euro.