Orrore nella casa famiglia: la donna accusata dai ragazzini era già stata condannata

La sessantenne imputata per maltrattamenti fu denunciata da una minore nel 2009. Dieci anni fa la sentenza a un anno di reclusione per lo stesso reato contestato oggi

Orrore nella casa famiglia  La donna accusata dai ragazzini  era già stata condannata

Orrore nella casa famiglia La donna accusata dai ragazzini era già stata condannata

Reggio Emilia, 24 febbraio 2023 – Era già stata condannata in passato. Lo stesso reato: maltrattamenti nei confronti di familiari o conviventi. Sempre nella stessa casa famiglia. Una condanna, passata in giudicato, che risale al 2013: tribunale di Reggio Emilia, giudice Cardarelli, un anno pena sospesa.

Si tratta della stessa donna che ora è accusata – in concorso con il marito – di aver ripetuto altri maltrattamenti nel 2016 nei confronti di due ragazzini disabili che avevano in affido (uno dei due poi è stato adottato) nella loro casa famiglia in Val d’Enza. Entrambi sono originari del Modenese.

La condanna invece è precedente: risale al marzo 2013, i fatti sarebbero accaduti a partire dal 2004 quando la ragazzina che avevano in affido nella casa famiglia aveva appena 10 anni; angherie proseguite fino al 2009. Cinque anni di umiliazioni e offese, in cui l’adolescente si sentiva apostrofare con diverse parolacce dalla donna che l’aveva in affido. Per questo, a 15 anni, la giovane aveva trovato la forza di denunciare ed era stata allontanata dalla struttura. La sessantenne, dieci anni fa, dopo il processo era stata condannata e la sentenza nel frattempo è diventata definitiva.

La stessa donna, però, nonostante quella sentenza ha continuato, assieme al marito, a gestire una casa famiglia in Val d’Enza e ad avere bambini, anche disabili, in affido da parte dei servizi sociali e del tribunale dei minori.

La casa famiglia, poi, sarebbe stata ufficialmente chiusa nel 2014, per scelte personali, stando a quanto si apprende. Ma l’attività di accoglienza di minorenni in difficoltà non si era interrotta.

Tanto che nel 2016 arriva la nuova denuncia da parte di una ragazza che i due coniugi avevano in affido: ha raccontato di ripetute offese a lei che era disabile dalla nascita, affetta da gravi disturbi psicomotori; con frasi umilianti che la mortificavano; ha anche raccontato di essere stata obbligata a svolgere le faccende domestiche della casa famiglia per i vari ospiti e di torsioni delle dita e morsi alle mani e ricevuti per insegnarle l’educazione.

Lo stesso trattamento sarebbe stato subito anche da un altro ragazzino che la famiglia aveva con sé, secondo le accuse tenuto a lungo in precarie condizioni igienico sanitarie, sfociate anche in una infezione alle unghie dei piedi per mancanza di cure adeguate.

Il ragazzino (che a breve sarà maggiorenne) nel frattempo è stato adottato dai due coniugi e – dopo un allontanamento durato un anno – è ritornato con i due coniugi con cui sta tuttora.

Il sostituto procuratore ha chiesto per marito e moglie il rinvio a giudizio e l’udienza preliminare è stata fissata per il 3 aprile prossimo. Nel frattempo la procura ha anche chiesto di effettuare un incidente probatorio per ’cristallizzare’ i racconti delle due presunte vittime.

L’avvocato Sabrina Tagliati, che difende entrambi gli imputati, si limita a dire: "Ci difenderemo nelle sedi opportune". E annuncia che si opporrà all’incidente probatorio, in quanto non ci sarebbero più i presupposti di immediatezza essendo trascorsi oltre sette anni e mezzo dai fatti denunciati.