Modena, orrore in casa famiglia: "Morsi ai ragazzi, processate i gestori"

Due giovani, che all’epoca dei fatti erano adolescenti, denunciano maltrattamenti in una struttura della Val D’Enza La più grande sarebbe stata costretta a fare da ’governante’

I maltrattamenti e le vessazioni nei confronti dei minori sarebbero stati quotidiani

I maltrattamenti e le vessazioni nei confronti dei minori sarebbero stati quotidiani

Modena, 23 febbraio 2023 – Una casa famiglia che avrebbe dovuto rappresentare per loro la ‘salvezza’ ed un nido in cui sentirsi al sicuro. Invece quelle quattro mura situate nel Reggiano, per una ragazza ed un ragazzo che all’epoca dei fatti, nel 2016, erano adolescenti, si sarebbero trasformate in un inferno. I due minori, infatti, avrebbero subito quotidiane vessazioni e maltrattamenti da parte dei genitori affidatari che sarebbero arrivati a ‘prenderli a morsi’ per ‘educarli’ e ad umiliarli regolarmente, incutendo in loro timore e obbligandoli a vivere in un costante clima di terrore.

A rischiare il processo per i gravissimi fatti descitti – il reato contestato è quello di maltrattamenti in concorso – sono due coniugi reggiani che, all’epoca dei fatti, gestivano una casa famiglia in Val d’Enza, Reggio Emilia.

L’udienza preliminare, a seguito della richiesta di rinvio a giudizio chiesta dal pm Marano, è stata fissata per il prossimo tre aprile nel tribunale di Reggio Emilia. I ‘fratelli’, la prima nata a Modena (oggi maggiorenne) e il secondo a Mirandola, sono stati nel frattempo allontanati e affidati ai servizi sociali.

Secondo le accuse la donna, in qualità di genitrice affidataria della ragazza e mamma adottiva del ragazzo, con il concorso morale del marito convivente e gestore della casa famiglia, avrebbe maltrattato i ragazzini, minori all’epoca dei fatti, utilizzando violenze fisiche e psicologiche.

Non solo: secondo la procura i figli affidati ai coniugi reggiani sarebbero stati esposti ad un sistema educativo che ‘tollerava condotte precocemente sessualizzate’. In base a quanto emerso dagli accertamenti dei carabinieri – scattati a seguito, pare, di una denuncia partita dai servizi sociali dell’unione Val D’Enza – la donna in particolare, con il ‘tacito assenso’ del marito, avrebbe denigrato in ogni modo la ragazza, all’epoca minorenne e affetta sin dalla nascita da gravi disturbi psicomotori.

La ragazza sarebbe stata umiliata, svilita: la madre affidataria, infatti, le avrebbe rimarcato continuamente le condizioni minorate procurandole gravi sofferenze psicologiche. La giovane ha raccontato come l’indagata la obbligasse infatti a svolgere le faccende domestiche per i vari ospiti della casa famiglia, ‘educandola’ a suon di morsi sulle mani e torcendole le dita. In altre occasioni, invece, si sarebbe ‘accanita’ sul figlio adottivo, inizialmente collocato in affidamento presso i coniugi e poi adottato formalmente.

Sempre secondo le accuse al ragazzino sarebbe stato concesso di mantenere ‘comportamenti sessualizzati’ in ambiente familiare. Lo studente sarebbe stato trovato – pare da alcuni docenti di scuola – in condizioni di frequente incuria e trascuratezza igienico sanitaria tanto da sviluppare un’infezione ai piedi. Anche il ragazzino avrebbe subito le stesse ‘torture’, con morsi alle mani e dolorose torsioni delle dita. Il marito della donna – iscritto a sua volta nel registro degli indagati – non sarebbe mai intervenuto in aiuto dei figli, partecipando quindi consapevolmente ai maltrattamenti.

I due ragazzi, nel frattempo, sarebbero stati allontanati dai genitori affidatari e adottivi – per quanto riguarda l’adolescente – ed ora entrambi i coniugi rischiano il processo con la grave accusa di maltrattamenti. La procura ha chiesto anche l’incidente probatorio delle due presunte vittime, al fine di raccogliere le loro sofferte testimonianze circa quanto accaduto tra le mura della casa famiglia, che nel frattempo sarebbe stata chiusa. Per sentire i ragazzi è stata chiesta ovviamente la mediazione di uno psicologo.