ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

"Torture in carcere". Dieci agenti a processo con rito abbreviato

Avranno lo sconto di un terzo della pena: a fine giugno gli interrogatori. Otto di loro offrono mille euro a testa per risarcire. La parte civile: "Acconto".

"Torture in carcere". Dieci agenti a processo con rito abbreviato

Otto agenti della polizia imputati (sui dieci totali) hanno offerto un risarcimento di mille euro a testa al detenuto, un 44enne tunisino che, secondo la Procura, avrebbero sottoposto a tortura nel carcere di Reggio, episodio datato 3 aprile 2023. L’intenzione era stata preannunciata in maggio, ma la cifra è stata concretizzata ieri durante l’udienza preliminare davanti al giudice Silvia Guareschi, una mossa delle difese che, con ogni probabilità, è volta a cercare di ottenere un’attenuante.

Nell’inchiesta del pm Maria Rita Pantani, scaturita dalla denuncia del detenuto e dall’analisi delle telecamere interne, si contestano un incappucciamento con una federa al collo, aggressioni fisiche e il, denudamento. Lui era stato sanzionato con l’isolamento per aver violato il regolamento e aveva ricevuto rapporti disciplinari anche in altri penitenziari.

Altra novità emersa è che gli imputati saranno giudicati con l’abbreviato ‘secco’ , rito che comporta lo sconto di un terzo di pena nel caso di condanna. Il giudice Guareschi ha infatti ritenuto non necessaria la domanda delle difese di condizionare l’abbreviato all’ascolto del comandante della polizia penitenziaria allora facente funzioni, che era già stato sentito. Il gup ha anche respinto la richiesta di perizia medico-legale che era stata avanzata dal pm.

È stato fissato poi al 24 giugno il giorno in cui gli imputati potranno sottoporsi all’interrogatorio, passaggio al quale tutti sembrerebbero essere intenzionati. Un paio di imputati, difesi dagli avvocati Federico De Belvis e Alessandro Conti, hanno deciso di non risarcire: la loro posizione appare in ‘stand by’ sull’accusa più grave. All’inizio per loro e per altri colleghi, il pm aveva chiesto la misura cautelare per la tortura. Per i due agenti il gip Luca Ramponi aveva però ritenuto che i gravi indizi sussistessero solo per l’accusa di falso nelle relazioni su quanto accaduto in carcere, ma la sua ordinanza poi fu impugnata dalla Procura al Riesame. Quest’ultimo tribunale ha confermato la valutazione di Ramponi, ma non ha ancora depositato le motivazioni. In attesa di questo passaggio, il pm ha stralciato per loro due l’accusa di tortura: quindi al momento davanti al gup rispondono solo di falso. Altro passaggio decisivo è previsto il 5 luglio, quando si terrà la requisitoria del pubblico ministero e delle parti civili; poi l’8 luglio sarà la volta delle arringhe difensive, infine è attesa la sentenza.

L’avvocato Luca Sebastiani, che tutela il detenuto costituito parte civile, ha chiesto 180mila euro di danni: "La circostanza che una parte degli imputati abbia formalizzato un’offerta risarcitoria davanti al giudice è sicuramente in sé un fatto apprezzabile da più punti di vista - dichiara -.Tuttavia, dato che riteniamo l’offerta talmente esigua da non apparire neanche simbolica, abbiamo formalizzato di trattenerla come acconto sull’eventuale maggior danno che contiamo sarà riconosciuto dal giudice". Sono costituiti parte civile anche il Garante nazionale e quello regionale dei detenuti, le associazioni Antigone e Yairaiha.