Avvocato in manette. Accusa la moglie di averlo tradito. E la riempie di botte

L’indagine e le prime segnalazioni, sono partite da alcuni vicini di casa che vedevano spesso la donna prostrata dopo le violente litigate con il marito. Poi lei ha deciso di denunciarlo ai carabinieri .

Avvocato in manette. Accusa la moglie di averlo tradito. E la riempie di botte

Avvocato in manette. Accusa la moglie di averlo tradito. E la riempie di botte

Botte, strattoni, sputi in faccia. Una storia di violenza e prevaricazione sulle donne simile alle tante che purtroppo si consumano ogni giorno. Questa volta a finire in carcere, con l’accusa pesantissima di maltrattamenti sulla moglie, è stato però un avvocato iscritto al Foro di Rimini. I carabinieri di Riccione lo hanno accompagnato ai ‘Casetti’ dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Vinicio Cantarini. Oggi il 46enne, difeso dall’avvocato Arturo Caiazzo del foro di Napoli, potrà fornire la propria versione dei fatti nel corso dell’interrogatorio di garanzia.

Non è stato facile per i militari dell’Arma fare pienamente luce su una vicenda dai contorni inquietanti. La vittima, spaventata a morte dalla possibile reazione del marito, avrebbe infatti faticato non poco a trovare il coraggio di denunciare le presunte aggressioni e le vessazioni a cui sarebbe stata sottoposta nel corso del tempo. L’indagine e le prime segnalazioni sono partite da alcuni vicini di casa che vedevano spesso la donna in forte stato prostrazione dopo le litigate con il marito. I successivi accertamenti svolti dai militari dell’Arma hanno consentito di scoperchiare una situazione di estrema gravità e un quadro caratterizzato da violenze quasi quotidiane, che costringevano la donna a vivere ormai in uno stato di ansia e terrore perenni, con conseguenze anche sul piano psicologico.

Schiaffi in faccia, umiliazioni, spintoni e strattoni: sono diversi gli episodi di violenza – fisica, ma anche verbale – che in queste ore sono al vaglio dei carabinieri e della Procura di Rimini. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’indagato era arrivato al punto di esercitare una forma di controllo ossessiva e asfissiante sulla donna che aveva sposato. La malcapitata era stata costretta in maniera graduale a tagliare i ponti con la famiglia e ogni suo spostamento doveva avvenire con il consenso del marito. Il peggio tuttavia veniva raggiunto nel corso delle liti, molto spesso innescate da motivi di gelosia.

Durante le discussioni, secondo quanto riportato della denuncia, il 46enne avrebbe più volte dato in escandescenza, arrivando al punto di mettere le mani addosso alla moglie, accusandola di averlo tradito e coprendola di insulti. Fuori di sé dalla rabbia, non avrebbe esitato – secondo quanto riferito dalla stessa vittima – a prenderle il cellulare per distruggerlo o a stringerle le mani attorno al collo.

Un’escalation di violenza che in un primo momento, soggiogata dalla paura del compagno, la donna non sarebbe stata in grado di denunciare, salvo infine trovare la forza di confidarsi con i carabinieri. I quali sono così intervenuti dando esecuzione all’ordinanza emessa dal giudice delle indagini preliminari e accompagnando il professionista in carcere, a disposizione dell’autorità giudiziaria.