Battaglia sul sostegno scolastico. Solo dieci ore in una settimana. Ma per i giudici è "un errore"

Una famiglia in Valconca, con due figli affetti da sordità, aveva contestato la scelta del Comune. Per il Tar limitare la presenza dell’assistente alla comunicazione lede il diritto allo studio dei bambini.

Battaglia sul sostegno scolastico. Solo dieci ore in una settimana. Ma per i giudici è "un errore"

Battaglia sul sostegno scolastico. Solo dieci ore in una settimana. Ma per i giudici è "un errore"

Dieci ore di assistente alla comunicazione per l’intera settimana. Era quanto il Comune di San Clemente aveva riconosciuto ad ognuno dei due fratelli, entrambi frequentanti la scuola elementare e affetti da sordità. La battaglia dei genitori, che hanno portato il Comune davanti al Tar, è finita con una vittoria. La decisione dell’amministrazione è stata annullata dai giudici.

Per il Comune l’assistenza si sarebbe dovuta limitare a dieci ore sulle ventisette di frequenza settimanale. Questo dopo che il Glo, Gruppo di lavoro operativo che si riunisce per valutare le peculiarità degli studenti che hanno bisogno di aiuti e sostegni durante l’attività didattica, aveva stabilito la necessità di predisporre una copertura totale, ovvero di 27 ore settimanali. Proposta che era stata ribaltata dal Tavolo tecnico successivo a cui partecipa anche li Comune, dove si era deciso per le dieci ore.

I giudici della prima sezione del Tribunale amministrativo regionale, con la sentenza pubblicata il 12 aprile, hanno stabilito che la decisione del Comune è stata un errore. L’amministrazione aveva replicato facendo presente che i fondi a disposizione non consentivano una copertura totale. In altri termini le risorse messe a disposizione dei bambini frequentanti le scuole materne, elementari e medie con necessità di forme di sostegno, anche se si aggirano sui centomila euro, fondo tutt’altro che ridotto, non erano comunque in grado di assicurare tutte le richieste e coperture possibili per gli oltre 30 bambini seguiti. Ma per i giudici "la disponibilità dell’assistenza alla comunicazione deve essere qualificata come strettamente necessaria ad assicurare quel ‘nucleo invalicabile di garanzie minime’ che rendono effettivo il diritto fondamentale tutelato, il quale non può essere finanziariamente condizionato in termini assoluti e generali".

Per il Tar la vicenda dei due fratelli affetti da sordità va trattato come caso a sé stante, tenuto conto che ogni situazione relativa a bambini diversamente abili va considerata come unica, rilevano. Dunque se da una parte è lecito l’appunto del Comune, ovvero la limitatezza delle risorse a disposizione, come puntualizzato anche dalle norme in materia, nel caso specifico il Tavolo che doveva esprimersi sulla copertura in ore dell’assistente alla comunicazione ha sbagliato. "Il Tavolo – scrivono i giudici –, legittimamente costituito per individuare il punto di mediazione tra esigenze scolastiche e finanziarie, avrebbe dovuto riconoscere la particolarità della disabilità degli alunni in questione, escludendo la possibilità di ridurre il numero delle ore di assistenza che ha, di fatto e in concreto, leso il diritto dei due fratelli sordi all’accesso alla scuola, incidendo negativamente sul nucleo invalicabile di garanzie minime per rendere effettivo il diritto allo studio e all’educazione costituzionalmente garantito. Il quale non può essere limitato o comunque ridotto, neppure per motivi di ristrettezze di bilancio".

Andrea Oliva