Preoccupazione per i taglialegna, l’allarme arriva direttamente dal presidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini, Carlo Carli, che segnala in una nota un calo del 25 per cento di legna da ardere rispetto all’anno precedente. Camini e stufe spenti sono le ripercussioni. E le cause – spiega Carli – vanno viste invece nell’alluvione di maggio, che ha reso inaccessibili molti boschi. Manca poi la manodopera specializzata. E il mercato è danneggiato da imprese prive di expertising e dai privati che rivendono senza autorizzazione la legna da ardere a terzi. "L’anno era iniziato nel migliore dei modi: la richiesta era alta e c’erano i presupposti per accontentare tutti i cittadini che, complici le bollette del gas alle stelle nel 2022, avevano scelto di puntare sulla legna da ardere", commenta Carli. "Poi l’alluvione si è abbattuta sulla Romagna causando danni ingenti in collina e montagna. In molti casi le nostre aziende non hanno avuto la possibilità di raccogliere gran parte del legname, incluso quello sul piazzale, e il danno è stato ingente". Dito puntato anche sugli irregolari: "Le aziende non iscritte all’Albo delle Imprese forestali – aggiunge Carli – sono solite prelevare il legname, pur non essendo specializzate, e a rivenderlo a un prezzo molto più basso rispetto a quello di mercato. I privati cittadini – continua Carli – possono per legge raccogliere un massimo di 250 quintali all’anno per uso personale". Minori quantità disponibili ed elevata richiesta significano anche prezzi della materia prima alle stelle: "In media il costo del legno di quercia, roverella o cerro, si attesta sui 20 euro al quintale, mentre quello di acacia e castagno sui 18 euro. Proprio per questo motivo – conclude Carli – chiediamo alle istituzioni e alle autorità preposte di inasprire i provvedimenti verso coloro che arrecano danno a chi investe e opera in maniera corretta".
Andrea G. Cammarata