Chioschi rasi al suolo a Formentera: "Rischiamo di fare la stessa fine"

Marco Mauri, Ristobar: "Se dovessi perdere la concessione non lascerei nemmeno le macerie"

Chioschi rasi al suolo a Formentera: "Rischiamo di fare la stessa fine"

Chioschi rasi al suolo a Formentera: "Rischiamo di fare la stessa fine"

"Se dovessi perdere la concessione, del mio chiosco non lascerei nemmeno le macerie in spiaggia. Non rimarrebbe nulla chissà per quanto tempo". Marco Mauri, presidente del Consorzio Ristobar che associa i concessionari dei chioschi sulla spiaggia, guarda a cosa sta accadendo tra Jesolo e la Spagna. A Formentera hanno dovuto dire addio ai chioschi storici come il Piratabus, il Cala Saona e il Lucky. Locali divenuti nel tempo un punto di riferimento per i turisti e conosciuti ben oltre i confini della Spagna, smantellati per l’applicazione della direttiva in terra iberica con i bandi fatti nel 2022.

Le nuove concessioni unite alle nuove regole sulle strutture da realizzare hanno portato a fare tabula rasa di ciò che c’era in attesa di realizzare ciò che verrà. Situazione simile è quella che si vive a Jesolo dove i bandi sono già stati fatti e nelle maxi concessioni nei lidi non sono manate le novità. Prima tra tutte quella della cordata in cui è presente anche Mister Geox, l’imprenditore Mario Moretti Polegato.

Il passaggio di consegne si sta rivelando più complicato del previsto con ricorsi e uno stato di incertezza che non lascia ben sperare vista la vicinanza con la partenza della stagione balneare.

La battaglia legale potrebbe portare all’obbligo, per i precedenti concessionari, di lasciare la concessione libera da manufatti in tempi molto stretti. Una spiaggia deserta su cui ricostruire tutto, ma quando? E’ la domanda che si pone anche Mauri.

"Anche nella nostra realtà la fase di transizione sarebbe molto problematica - spiega il presidente dei Ristobar -. Se un concessionario non dovesse vincere il bando e di conseguenza dovesse andarsene, dovrebbe togliere le strutture. Ma abbiamo presente questo cosa comporta? Demolire locali ormai storici, fatti in cemento armato. E non uno, ma chissà quanti. Tra le operazioni di demolizione e i tempi che richiederebbe l’approvazione di un nuovo progetto da parte di un nuovo gestore, e i tempi di realizzazione della nuova struttura quanto tempo passerebbe? Penso non meno di tre o quattro anni visti i tempi della burocrazia. Pernon parlare delle imprese. Dove pensiamo di trovare centinaia di imprese edili per rifare in poche stagioni tutto l’arenile. E in tutto questo tempo la spiaggia dovrebbe rimanere senza servizi? Ci vogliamo rendere conto del danno che verrebbe creato all’intera economia turistica, perché è di questo che stiamo parlando".

Il piano dell’arenile del Comune di Rimini procede, e questo avvicina anche i tempi dei bandi, mentre dal governo non arrivano notizie e l’Europa continua a fissare le scadenze. "Se non si procederà con il riconoscimento delle imprese che insistono sull’arenile, non vedo vie d’uscita" ribatte Mauri. I concessionari lo chiedono da tempo: chi perde l’asta dovrebbe ricevere un indennizzo per le strutture e il lavoro fatto in precedenza. Questo, per consorzi e cooperative, eviterebbe le demolizioni in attesa dei nuovi progetti.

Andrea Oliva