Dopo il crac della società sportiva. Presidente rischia di perdere la casa ma il giudice ’cancella’ il debito

L’Agenzia delle entrate aveva presentato al dirigente un conto di oltre 363mila euro. Il tribunale ha accolto il ricorso del 57enne che fa l’operaio: "Non può pagare quella somma" .

Dopo il crac della società sportiva. Presidente rischia di perdere la casa ma il giudice ’cancella’ il debito

Dopo il crac della società sportiva. Presidente rischia di perdere la casa ma il giudice ’cancella’ il debito

Travolto dal crac della società sportiva di Santarcangelo di cui era il presidente, ha rischiato di perdere la casa, l’auto, la moto. Già perché l’Agenzia delle entrate gli aveva presentato un conto da 363mila euro. Un mare di debiti che lui, un operaio di 57 anni con uno stipendio mensile netto di 1.600 euro e gli alimenti da versare all’ex moglie, non sarebbe mai riuscito a pagare. Tanto che l’Agenzia delle entrate aveva già avviato le procedure per pignorare l’appartamento in comproprietà con l’ex moglie, che vive lì con la figlia. Ma di fronte all’impossibilità oggettiva di saldare il debito il tribunale, a cui il 57enne si era rivolto – assistito dall’avvocato Astorre Mancini e dal commercialista Fabio Fraternali – ha fatto lo sconto. Cancellandogli gran parte del debito: alle fine dovrà pagare solo 49mila euro. È uno dei – sempre più frequenti – casi di sovraindebitamento che si sono risolti positivamente grazie alle nuove norme.

I guai, per il 57enne, erano cominciati quando la società sportiva di cui era presidente era finita nel mirino del Fisco per aver superato i limiti del regime Iva agevolato. In seguito agli accertamenti, l’Agenzia delle entrate si era rivalsa sull’uomo, in quanto presidente della società sportiva, e aveva calcolato in oltre 363mila euro la somma che doveva versare. L’operaio da subito aveva contestato le cartelle esattoriali, ma l’Agenzia delle entrate era stata irremovibile. Così il 57enne, residente a Savignano, davanti al rischio di perdere l’appartamento e gli altri beni, ha presentato al tribunale di Forlì un piano di concordato per risolvere la sua situazione debitoria. "C’erano tutti i presupposti per accedere agli strumenti della legge sul sovraindebitamento", spiegano Mancini, avvocato esperto della materia, e Fraternali, docente universitario di diritto sportivo e commercialista. Il giudice Maria Cecilia Branca, nonostante il voto contrario dell’Agenzia delle entrate, ha approvato (con sentenza del 5 aprile) il piano di concordato avanzato dal 57enne, che prevede il pagamento di 49mila euro, meno del 15 per cento dei debiti contratti dalla società sportiva di cui era il responsabile.

"Siamo molto soddisfatti, il tribunale ci ha seguito in un percorso inesplorato fino ad oggi, reso possibile grazie alle nuove norme del codice delle crisi – concludono Fraternali e Mancini – Questa è tra le prime sentenze che riguardano casi di persone rimaste indebitate, per colpa dei debiti contratti dalle società sportive dilettantistiche di cui sono i legali rappresentanti".

Manuel Spadazzi