
Due mesi di Cau: "Partiti col piede giusto"
Il Cau di Santarcangelo parte con "il piede giusto". È un giudizio che viene direttamente dalla pancia del centro assistenza e urgenza incastonato nelle mura dell’ospedale ’Franchini’ a due mesi precisi dall’inaugurazione di quello che nel frattempo è diventato, dati alla mano, il secondo Cau per accessi in tutta la Romagna, dietro solo a quello di Ravenna al Cmp. Passando l’attività del centro assistenza – che in provincia di Rimini fa il paio con quello attivato a Cattolica e Novafeltria – ai raggi ics, dalla sua inaugurazione al 10 marzo infatti il Cau di Santarcangelo ha totalizzato 2.601 accessi. Tradotto: 325 accessi in media alla settimana, 46 ogni giorno. Un flusso crescente di settimana in settimana e con pazienti che nel 60% dei casi hanno dai 18 ai 64 anni, il 25%, invece, sono over65.
La nomenclatura dei casi affrontati sino a qui dall’assetto ordinario – composto nelle ore diurne da due ambulatori medici attivi oltre a un infermiere, il dirigente infermieristico e un operatore socio-sanitario – spazia da problematiche di tipo ortopedico (30% in media dei casi) a, in ordine decrescente, disturbi generali, dermatologia e problematice cardio-vascolari. A ben vedere, inoltre, i dati di questi primi due mesi di attività rasserenano un cielo sino a qui nuvoloso intorno ai Cau per quel che riguarda le attese: a Santarcangelo nei turni più affollati (8-14 e 14-20) rispettivamente l’attesa degli utenti prima di essere presi in carico dal medico ha oscillato rispettivamente da un massimo di 64 minuti a un minimo di 14. E l’esito, delle prestazioni mediche, ha portato nel 75% dei casi in media alle dimissioni domiciliari. Quarantacinque, invece, sono stati sinora i ricoveri.
"È un cambiamento che sta funzionando – garantisce Eddi Pagliarani, coordinatore infermieristico del Cau santarcangiolese –. I pazienti confluiscono sia liberamente sia dopo una telefonata per conoscere le prestazioni che eroghiamo". Le grosse differenze sono "anzitutto l’operatività h24, rispetto alla h12 che si aveva prima con il punto di primo intervento. Migliorati anche alcuni esami erogati nel Cau, come – fa un esempio Pagliarani – un’apparecchiatura per gli esami ematici in grado di dare risultati nell’arco di 15 minuti contro le tre ore quando eravamo punto di primo intervento". Una spinta sull’acceleratore delle attese pur restando sempre "in stretto contatto con il pronto soccorso se l’esame da parte del triage e quindi la visita medica dovesse evidenziare patologie che lascino pensare a un caso più grave".
Ma non finisce qui. Poiché il Cau è "in evoluzione", garantisce ancora Pagliarani, con "l’ipotesi di adottare delle agende per gestire i flussi per consulenze specialistiche in struttura, sfruttando proprio l’osmosi con l’ospedale". Ma per il momento "il setting funziona bene – garantisce uno dei medici attivi nel Cau, Filippo Santini –. Dalle 8 alle 20 riusciamo a garantire in settimana sempre la presenza di due ambulatori medici operativi e questo sta avendo ottime conseguenze in termini di tempo risparmiato dall’arrivo del paziente nel Cau alla presa in carico da parte del medico e quindi alle dimissioni".
Francesco Zuppiroli