Gli ‘uomini’ di Marco Morosini "L’arte di andare controcorrente"

Gli ‘uomini’ di Marco Morosini   "L’arte di andare controcorrente"

Gli ‘uomini’ di Marco Morosini "L’arte di andare controcorrente"

Lunedì inaugurerà a Cattolica ‘uominiuomini’, la mostra del designer Marco Morosi, fondatore del marchio Brandina. Una personale dedicata ai 25 anni di ricerca dell’artista curata di Ilaria Bignotti e Vera Canevazzi, sostenuta e rappresentata dalla Galleria Zamagni Arte di Rimini. Il progetto, realizzato in occasione del Mystfest, vede oltre 50 opere esposte negli spazi del Museo della Regina e nella Galleria Santa Croce e sarà uno degli eventi protagonisti dei 50 anni del Premio Gran Giallo. Opere pittoriche e scultoree del ciclo ‘uominiuomini’ e una selezione dal ciclo Stones. Un dialogo con la storia e i reperti della città ma anche con quanti si fermeranno davanti alle sue tele, dove silhouettes di uomini rappresenteranno la condizione dell’individuo nella società di oggi. Un lavoro lungo 25 anni, ripreso in mano recentemente con entusiasmo e libertà che vede l’utilizzo di tecniche miste e stikers applicati su tele dipinte.

Chi sono gli ‘uomini’ di Morosini?

"Siamo noi. Nasciamo, cresciamo, ci omologhiamo. Uomini standardizzati di una produzione industriale. Solo pochi si oppongono, per questo in alcune opere troverete una figura che va controcorrente, qualcuno che si oppone. Ogni opera ha un titolo diverso e cerca di approfondire diversi aspetti sociali. Noi vogliamo dare a tutto un significato ma l’arte esiste solo perché gli va di esistere. Può piacere o meno, ma è sempre in grado di comunicare sentimenti e stati d’animo diversi, non per forza positivi".

Non solo opere pittoriche ma anche contaminazioni.

"Alcuni uomini escono dalla tela e diventano di ceramica unendosi alle teche e ai reperti archeologici del Museo di Cattolica. Poi ci sono le Stones, sassi recuperati dal nostro mare, dipinti e contestualizzati nello spazio, ognuno con una sua anima. Alcuni di questi erano in galleria a Rimini altre esposte nella residenza di Granarola".

Artista, designer, fotografo e imprenditore. In quale ruolo si sente più a suo agio?

"Tutti, anche se non mi sento imprenditore. Cerco di applicarmi sempre in qualcosa che mi appassioni. È un processo di disciplina cercare di spostare il mio limite, alzare l’asticella. Dalla creazione di una borsa a uno stones, a un video. Cerco sempre l’evoluzione. Quando creo sto bene, sia quando progetto un marchio che un’opera d’arte. Io non posso che consigliare a tutte le scuole di aiutare i ragazzi a seguire i propri talenti. Io ho cercato la mia dimensione. Quando faccio quello che amo è come se avessi le ali. Non è facile, non ti viene bene niente alla prima ma bisogna lavorarci e ricordarsi di lasciare il posto precedente meglio di come l’abbiamo trovato".

Quale sarà il suo prossimo limite da superare?

"Trasformare in un film il mio libro ‘Maledetto’ magari con la regia di Tarantino".

Debora Grossi