Il delitto di via Rastelli. Massacrò la compagna: "Non è folle": Vultaggio ora rischia l’ergastolo

La perizia della Procura: l’operaio era capace di intendere e volere quando ha ucciso Cristina Peroni davanti al figlio di pochi mesi. Domani nuova udienza, la difesa invoca la semi-infermità mentale.

Il delitto di via Rastelli. Massacrò la compagna: "Non è folle": Vultaggio ora rischia l’ergastolo

Il delitto di via Rastelli. Massacrò la compagna: "Non è folle": Vultaggio ora rischia l’ergastolo

Dopo il processo contro Raffaele Fogliamanzillo, arriva l’ora della verità per un altro femminicida. Domani la Corte d’Assise di Rimini tornerà a riunirsi per giudicare Simone Benedetto Vultaggio, l’operaio riminese che il 25 giugno 2022 massacrò la compagna Cristina Peroni in via Rastelli, a Rimini. Un’aggressione feroce e consumatasi alla presenza del figlioletto di 5 mesi della coppia. Vultaggio, secondo la ricostruzione degli inquirenti, si accanì con particolare violenza e crudeltà sulla 33enne originaria di Roma, raggiunta da 51 coltellate e 14 colpi di mattarello. Una brutalità che è costata a Vultaggio la contestazione delle aggravanti, oltre al fatto di aver agito per futili motivi e ai danni della convivente.

Vultaggio è accusato di omicidio pluriaggravato, oltre che di ripetuti episodi di maltrattamenti contro la compagna. La perizia della Procura lo ritiente capace di intendere e volere. Rischia la condanna all’ergastolo. Un processo, quello a carico del 48enne, difeso dall’avvocato Massimiliano Orrù, che potrebbe pertanto avere un esito diverso da quello di lunedì scorso che aveva per imputato Fogliamanzillo, il 62enne che ha massacrato la moglie Angela Avitabile. La Corte d’Assise ha prosciolto Fogliamanzillo per infermità mentale. Una perizia dello psichiatra Renato Ariatti, consulente della Procura, lo ha infatti ritenuto totalmente incapace di intendere e volere al momento dei fatti, in quanto affetto da un disturbo ossessivo paranoide. Una sentenza controversa che ha innescato un mare di polemiche.

Diverso il caso di Vultaggio, sul quale pende il parere del consulente della pubblica accusa, nominato dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi. Per lo psichiatra Federico Boaron, il 48enne infatti era lucido e pienamente in possesso delle sue facoltà mentali nel momento in cui si è scagliato contro Cristina e l’ha uccisa davanti al figlio. Una tesi contestata però dal consulente di parte, lo psichiatra Daniele Donati. Secondo la sua perizia l’imputato all’epoca dei fatti sarebbe stato affetto da un disturbo di personalità, rendendo dunque possibile ravvisare in lui la semi-infermità mentale.

Dall’indagine sul delitto di via Rastelli, condotta dalla Squadra mobile della polizia e coordinata dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, è venuto fuori che Vultaggio aveva picchiato e maltrattato Cristina più volte durante la loro relazione, anche quando lei era incinta. Tanto che Cristina era tornata nel paese d’origine, vicino a Roma, insieme al figlio di pochi mesi. Poi lui l’aveva convinta a tornare a Rimini, ma le tensioni erano continuate e lei era pronta a lasciarlo definitivamente.

Quella mattina del 25 giugno l’ennesima lite, scoppiata perché Cristina non gli faceva tenere il figlioletto in braccio. Vultaggio è esploso in tutta la sua rabbia e l’ha massacrata brutalmente. Il piccolo è stato affidato per ora dal Tribunale dei minori alla nonna materna, che vive a Mentana in provincia di Roma. I nonni paterni, così come altri famigliari di Vultaggio, hanno avuto il permesso di mantenere i contatti con il bambino e di andare periodicamente a visitarlo. Inoltre concorrono alle spese per il suo mantenimento.

Lorenzo Muccioli