Il gruppo criminale. I fedelissimi di Messina Denaro ripulivano i soldi della mafia

Nel Riminese indagato un 74enne nell’ambito della una maxi inchiesta contro Cosa Nostra condotta dai carabinieri e che ha consentito di far luce su alcuni presunti affari illeciti.

Il gruppo criminale. I fedelissimi di Messina Denaro ripulivano i soldi della mafia

Il gruppo criminale. I fedelissimi di Messina Denaro ripulivano i soldi della mafia

Complesse operazioni finanziarie per ripulire fiumi di denaro sporco che, secondo gli inquirenti, costituivano il tesoro dei boss palermitani della ‘vecchia mafia’. Un flusso di soldi che – questa è l‘ipotesi investigativa – sarebbe stato messo in moto da uomini vicinissimi a Mattia Messina Denaro. Seguendo le intercettazioni telefoniche legate ai trasferimenti milionari, i carabinieri sono arrivati fino a Rimini. Nella nostra provincia abita infatti una delle 23 persone indagate nell’ambito di una maxi inchiesta contro Cosa Nostra condotta dai militari di Trapani e dai colleghi del Nucleo Investigativo di Palermo, che ha consentito di far luce su alcuni presunti affari illeciti riconducibili ai clan siciliani.

I carabinieri hanno notificato un avviso di garanzia ad un consulente finanziario di 74 anni, residente nel Riminese, e perquisito la sua casa. Nel mirino degli inquirenti sono finite in particolar modo alcune conversazioni telefoniche avute dal 74enne con almeno uno dei principali indagati dell’operazione. Conversazioni che avrebbero avuto come oggetto un trasferimento sospetto di 12 milioni di euro su conti correnti tedeschi. Una montagna di denaro, che i malviventi miravano a far ‘rientrare’ in Italia. L’uomo, stando alla ricostruzione, avrebbe tuttavia avuto un ruolo molto marginale nell’intricata trama di operazioni bancarie finite sotto la lente di ingrandimento. Secondo gli inquirenti, lo stesso consulente potrebbe aver agito in buona fede, non sospettando dunque che i suoi servizi stessero andando a vantaggio di un’organizzazione mafiosa.

Gli indagati (6 sono destinatari della custodia cautelare in carcere e 5 della misura degli arresti domiciliari) rispondono a vario titolo di riciclaggio, turbativa d’asta, trasferimenti fraudolenti di valori e ricettazione. Uno dei personaggi chiave dell’indagine dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Trapani è Angelo Salvatore, capomafia di Salemi, già condannato per associazione mafiosa, imprenditore che, secondo gli inquirenti, per anni, avrebbe gestito gli investimenti di Matteo Messina Denaro nelle energie rinnovabili. Scarcerato nel 2019, è tornato in affari potendo contare sulla collaborazione del figlio Andrea. Per spostare i soldi dei clan mafiosi palermitani sfruttavano il circuito internazionale Swift, metodo usato per trasferire all’estero somme di denaro non rendendolo più tracciabile.Lo Swift, piattaforma informatica che consente alle banche per mezzo di un codice di scambiarsi messaggi con informazioni finanziarie, una sorta di Whatsapp degli istituti di credito, permette ad esempio di assicurare l’avvenuto pagamento di un bene di valore prima della sua spedizione da un continente all’altro. I protagonisti dell’indagine padroneggiavano lo strumento finanziario e ne sfruttavano le potenzialità per trasferire all’estero le somme nascondendone l’origine.

L’organizzazione avrebbe anche cercato di acquisire, reinvestendo denaro sporco, 12 punti vendita della Coop Sicilia, (ma l’affare è poi sfumato), di riciclare lire fuori corso per conto della ‘ndrangheta e di ripulire il denaro di Calogero John Luppino, il re delle scommesse clandestine online, altro fedelissimo dell’ex latitante. L’indagine ha svelato anche una turbativa d’asta della gara sulla gestione dell’erogazione dell’energia elettrica a Favignana. Il bando riguardava la realizzazione di quattro linee di distribuzione in media tensione, truccato perché a vincerlo fossero due società di Mazara del Vallo.