"Non cambia nulla rispetto alla scadenza del 31 dicembre 2023. Quella dei bagnini è una vittoria di Pirro". Non ci sta a passare da sconfitto l’ex assessore Roberto Biagini, che nelle vesti di presidente del Conamal, Comitato nazionale mare libero, da sempre si batte per l’applicazione rigorosa della direttiva Bolkenstein, e relativi bandi. "Essendo tale data ormai ’legificata dalla legge Draghi’, la rotta è ormai tracciata". Biagini si riferisce all’ultimo passo della motivazione della Corte di Cassazione: ’Non può essere accolta la richiesta di enunciare, ai sensi dell’articolo 363 codice procedura civile, i principi di diritto nell’interesse della legge sulle questioni trattate nei restanti motivi assorbiti, sulle quali spetterà al Consiglio di Stato pronunciarsi nuovamente, anche alla luce delle sopravvenienze legislative, avendo il Parlamento e il Governo esercitato, successivamente alla sentenza impugnata, i poteri normativi loro spettanti’. "In buona sostanza – aggiunge Biagini – la Suprema Corte dice: ’Si è vero Sib e Regione Abruzzo, dovevate partecipare al giudizio davanti al Consiglio di Stato e hanno sbagliato ad estromettervi. Annullo la sentenza e rinvio tutto al Consiglio di Stato il quale dovrà giudicare anche con la vostra presenza’. "Quindi il 1° di gennaio scade tutto in ogni caso – prosegue il presidente del Conamal –. La pronuncia attuale non ha nessun effetto pratico".
Biagini rincara anzi la dose, riferendosi alle risultanze del tavolo governativo che ha di recente concluso la mappatura dei beni demaniali, stabilendo che solo un terzo degli arenili italiani è occupato (quindi non servirebbero i bandi, in quanto la risorsa spiaggia è disponibile): "Anche la mappatura ’farlocca’ delle spiagge predisposta dal Governo – attacca – è già ritenuta non attendibile dal parere della Commissione europea. E lascia il tempo che trova in quanto somma scogli inaccessibili, rocce, massi, spiagge non balenabili alle spiagge residue. Non tiene conto che la Legge Draghi impone un adeguato equilibrio tra spiagge in concessione e spiagge libere. Rimini, per esempio non solo non può ’toccare’ in diminuzione l’8 per cento di spiagge attualmente libere, ma addirittura dovrà aumentarlo considerevolmente e quindi molte zone attualmente in concessione spariranno".