Il tradimento dell’ex lavato nel sangue

Il folle piano del pasticcere albanese e dell’amante Monica Sanchi

Il tradimento dell’ex lavato nel sangue

Il tradimento dell’ex lavato nel sangue

Dieci anni. Tanto tempo è passato dal duplice delitto di Silvio Mannina e di Lidia Nusdorfi. Dieci anni dopo, quella vicenda continua a sconvolgere e far discutere. La storia del killer del lago Azzurro è stata l’argomento della prima puntata del podcast Crimini @, ideato da Davide Cardone e Davide Grassi. Nel primo episodio, è stata ripercorsa la follia di Demiraj e dei suoi complici con le memorie del giornalista Andrea Rossini, dell’avvocato Alessandro Buzzoni, legale della famiglia di Silvio Mannina, dell’avvocato Massimiliano Orrù difensore di Sadik Dine e Dritan Demiraj e, infine, dell’avvocato Davide Grassi in questo podcast nella veste di esperto del Kanun, il codice consuetudinario albanese.

Quella messa in atto da Dritan, nel febbraio del 2014, era stata una vendetta albanese per il tradimento della donna che lui non poteva perdonare e che per la sua cultura era ’obbligato’ a lavare nel sangue. L’ossessione di Demiraj era quella di uccidere Lidia, compagna e madre dei suoi due figli, che aveva osato tradirlo. La donna sapeva cosa avrebbe comportato l’odio di Dritan, era sicura che l’avrebbe ammazzata ed era scappata, nascondendosi dai suoi parenti a Mozzate. Il pasticciere albanese la cercava come un pazzo, e quando aveva scoperto che frequentava un altro uomo, Silvio Mannina, aveva cominciato a mettere insieme il suo piano di morte. Ci aveva trascinato dentro l’amante di turno, Monica Sanchi, convincendola ad attirare Mannina in una trappola. Doveva solo contattarlo su Facebook, facendo in modo che l’uomo venisse fino a Rimini per incontrarla. Al resto ci avrebbe pensato Demiraj. Monica ha sempre giurato di non avere mai saputo cosa l’amante avesse in mente. Ma all’appuntamento con Silvio, il 28 febbraio del 2014, c’era andato l’albanese. L’aveva trascinato nel suo appartamento di Rimini, legato e torturato a morte, e aveva poi usato il suo cellulare per dare appuntamento a Lidia. L’ex compagna era caduta nel tranello. Era andata all’incontro nel sottopasso della stazione di Mozzate convinta di vedere Silvio, invece si era trovata di fronte al suo incubo. Dritan l’aveva ammazzata con 11 coltellate, poi era risalito in auto, dove l’aspettava Monica, ed era tornato a Rimini. Si era lasciato dietro tanti di quegli indizi che i carabinieri non ci avevano messo molto ad arrestarlo. Ma solo dopo avevano scoperto che oltre a Lidia c’era anche un altro morto, Mannina, il cui cadavere però non si trovava. Era stato Dritan, una volta capito che non aveva scampo, ad accompagnare gli inquirenti nell’acquitrino del lago Azzurro, nelle campagne di Santarcangelo, dove l’aveva gettato. Dopo giorni di ricerche, avevano ritrovato il corpo o quel che ne restava, in una tomba di fango.