Lo scultore Ruggero Dondè. Per non dimenticare Matteotti

Il busto dell’artista riminese dedicato al deputato socialista mentre tiene in mano i fogli del suo ultimo discorso. Il 30 maggio di 100 anni fa il martire dell’antifascismo pronunciò un duro atto d’accusa contro Mussolini .

Lo scultore Ruggero Dondè. Per non dimenticare Matteotti

Lo scultore Ruggero Dondè. Per non dimenticare Matteotti

Giacomo Matteotti ha le braccia incrociate, tiene nella mano sinistra dei fogli, quelli del suo ultimo discorso. Sopra il capo la scritta: "La mia idea non muore". Sotto: "A Giacomo Matteotti. Il popolo veronese, 1948". Il busto in bronzo si trova in piazza Indipendenza a Verona. È una delle ultime opere dello scultore riminese Ruggero Dondé.

Il busto, oggi più che mai, torna d’attualità proprio perché quei fogli che Matteotti tiene in mano, ispirarono l’ultimo discorso che il 30 maggio di 100 anni fa il deputato socialista, ucciso poi dai fascisti, pronunciò in Parlamento: un acuminato atto d’accusa sui brogli e le violenze che in aprile avevano permesso a Benito Mussolini di trionfare alle elezioni politiche. "E adesso preparate il mio annuncio funebre", disse Matteotti ai suoi compagni di banco che si erano avvicinati per congratularsi per il coraggio dimostrato. Fu facile profeta. Il 10 giugno 1924 cinque sgherri fascisti lo attesero sul Lungotevere a Roma (stava andando alla Camera), lo sequestrarono e lo uccisero. Il primo delitto di Stato. A cent’anni dal celebre discorso, la Camera dei deputati organizza una mostra allestita in Transatlantico e una cerimonia celebrativa in emiciclo con l’introduzione del presidente Lorenzo Fontana e la partecipazione del Capo dello Stato Sergio Mattarella. L’evento sarà trasmesso dall’Aula di Montecitorio in diretta, su Rai1 (a cura di Rai Parlamento) e sul canale satellitare e la webtv della Camera, dalle 11. Il busto per la lapide che commemora Giacomo Matteotti è dunque dello scultore Ruggero Dondé che nasce a Rimini il 20 giugno 1878. In Romagna ci sta poco. A 10 anni si trasferisce a Verona con la famiglia, per ragioni lavorative del padre. Si iscrive all’Accademia Cignaroli. Diventa allievo di Egidio Girelli. Nel 1919 realizza per Peschiera del Garda il monumento intitolato ai Caduti della Grande Guerra, a cui lo scultore partecipa come militare, inaugurando il primo di una lunga serie di opere commemorative create nel territorio veronese. Insegnante accademico, partecipa a numerose esposizioni nazionali, realizzando ritratti, lavori di arte funeraria e targhe commemorative per i caduti. Muore il 3 luglio 1957: la sua lapide, conservata nel Cimitero Monumentale di Verona, presenta un suo autoritratto in bassorilievo con su scritto "Rugierus Dondè. Ariminensis sculptor".

Carlo Cavriani