Pasini al timone della Fondazione: "Venderemo Villa Mussolini e faremo crescere l’università"

I piani del nuovo presidente: "Vogliamo essere sempre più protagonisti del territorio riminese. La cessione dei nostri ’gioielli’ fondamentale per i progetti futuri: dialogo aperto con le istituzioni" .

Pasini al timone della Fondazione: "Venderemo  Villa Mussolini e faremo crescere l’università"

Pasini al timone della Fondazione: "Venderemo Villa Mussolini e faremo crescere l’università"

Cambio della guardia a Palazzo Buonadrata. Paolo Pasini, psicologo e psicoterapeuta, è il nuovo presidente della Fondazione Carim. Prende il posto di Mauro Ioli, che ricopriva quel ruolo dal 2020. Scaduto il mandato di Ioli, venerdì sera il consiglio generale ha eletto Pasini affidandogli il timone della Fondazione per i prossimi quattro anni. Riccionese, 74 anni, Pasini vanta una lunga carriera di dirigente nel sistema sanitario e di consulente per le aziende. È autore di numerose pubblicazioni, ha tenuto tanti convegni. Sposato con Lilly, impegnata da molti anni nell’associazionismo (ha fatto anche politica), padre di quattro figli, Pasini è stato anche presidente del Rotary. Socio della Fondazione Carim dal 2023, da quattro anni fa parte del consiglio generale. "Ringrazio gli organi della Fondazione per la fiducia e Mauro Ioli per il lavoro svolto in questi anni. Il mio impegno sarà quello di fare in modo che la Fondazione Carim sia sempre più saldamente legata alla comunità e alle istituzioni".

Tra le tante sfide che la attendono, c’è la partita dei ’gioielli’ che la Fondazione, da anni, sta tentando di vendere, a partire da Villa Mussolini a Riccione. Come finirà?

"La partita riguarda anche Villa Mattioli a Rimini e, sempre a Rimini, il palazzo dell’università in via Angherà. Come tutti i gioielli, quando li acquisti sai quanto spendi, e quando li rivendi di solito il prezzo è diverso... La valorizzazione dei nostri immobili è molto importante. Per la Fondazione sarà fondamentale riuscire a cederli per poter promuovere nuovi progetti nel territorio riminese. Ma è un partita che non giochiamo da soli".

A chi si riferisce?

"Vogliamo trovare i partner giusti e mantenere una destinazione pubblica per questi immobili. Pertanto sarà fondamentale il dialogo con le istituzioni: penso ai Comuni, all’università".

Dopo la cessione di banca Carim, la Fondazione è stata costretta a ridurre i finanziamenti all’università. Nei suoi piani c’è un piano di rilancio dell’impegno per l’ateneo riminese?

"La nostra volontà è essere presenti e protagonisti, per l’università e per altri progetti. Il discorso coinvolge, naturalmente, anche i ragionamenti che si stanno facendo sugli spazi, sul palazzo di via Angherà. Occorre capire che l funzione della Fondazione Carim non è solo quella di dare soldi. Vogliamo recitare il ruolo di catalizzatore coinvolgendo il più possibile gli enti e le realtà del territorio e insieme sviluppare progetti".

Anche per il sociale e la cultura?

"Assolutamente sì. Il lavoro fatto per il restauro degli affreschi ritrovati alla chiesa dei frati a Villa Verucchio è emblematico: come Fondazione siamo stati capaci di coinvolgere tutte le istituzioni, dal Comune al ministero, riuscendo ad avviare un progetto di valorizzazione delle opere che, per un singoli ente, sarebbe stato inimmaginabile. E questa è la strada che vogliamo percorrere sempre di più".

Manuel Spadazzi