Pio Manzù, una nuova asta ma con i beni ’spacchettati’

Nuova asta telematica per i beni del Pio Manzù, con ribasso del 24,16%. I beni saranno suddivisi in 5 lotti, ma il figlio di Manzù rivendica la proprietà del marchio. Un interessato vuole rivitalizzare il Centro.

Pio Manzù, una nuova asta ma con i beni ’spacchettati’

Pio Manzù, una nuova asta ma con i beni ’spacchettati’

Non c’è pace per i beni del Pio Manzù. Fissata dal tribunale, su istanza del liquidatore Bruno Valcamonici, una nuova asta telematica, dal 17 al 27 febbraio. Con base di partenza scesa dai 149mila della precedente a 113mila euro. Un ribasso del 24,16%. E la novità dello ’spacchettamento’ dei beni, per cercare di agevolarne l’acquisto. Una modalità già testata nell’ultima asta, a novembre. Quando fu appunto spacchettato un solo bene rispetto, ovvero la mitica Fiat Uno del compianto Gerardo Filiberto Dasi, ideatore del Centro intitolato all’amico, geniale designer Pio Manzù. La Uno partiva da una base di mille euro, ed è stata aggiudicata per ben 4.440.

La nuova asta prevede la suddivisione dei beni in 5 diversi lotti. Il primo formato da fotografie, libri, pubblicazioni precedenti la costituzione del Centro Pio Manzù (13 aprile 1969), per il quale, si legge nella relazione del liquidatore, "il Dipartimento Cultura e Turismo della Repubblica di San Marino" ha manifestato interesse ad acquistare per 20mila euro. Il secondo lotto, da 70mila euro, è formato dal marchio del Centro Pio Manzù, insieme a documenti, lettere, pubblicazioni, libri riguardanti le Giornate internazionali di studio. Ma sul marchio il figlio di Manzù, al secolo Manzoni, Giacomo, presidente dell’omonima Fondazione, rivendica la proprietà, e diffida alla vendita. Terzo lotto, 11mila euro, formato "da mobili, arredi, scaffalature e cassaforte d’ufficio". Quarto formato da "computer, fotocopiatrici, impianto telefonico e attrezzature d’ufficio". Quinto lotto (8.500 euro) formato da attrezzature, arredi e materiale per sviluppo e stampa fotografica e stampa. Nella relazione Valcamonici segnala al tribunale di Rimini di essere stato contattato da Pierluigi Sabbatini, che "per conto di alcuni imprenditori, dei quali non ha però speso il nome, ha comunicato di essere interessato a rivitalizzare il Centro... anche al fine di recuperarne il ruolo di organo consultivo permanente dell’Onu".

Mario Gradara