Rapinatore inchiodato dal Dna dieci anni dopo

Un 52enne è accusato di un violento colpo in una sala giochi di Morciano: imbavagliò e chiuse nel ripostiglio un dipendente .

Rapinatore inchiodato dal Dna dieci anni dopo

Rapinatore inchiodato dal Dna dieci anni dopo

Tradito dal Dna e dalla minuziosa ricostruzione compiuta dai Ris, si ritrova a processo davanti ai giudici del Collegio di Rimini a distanza di dieci anni dal ‘fattaccio’. Un uomo italiano di 52 anni, difeso dagli avvocati Vincenzo D’Agostino e Marco Tarek Tailamun, deve rispondere di due accuse pesantissime, rapina aggravata e sequestro di persona, per il cruento episodio consumatosi a Morciano il 4 novembre del 2013. Quella notte, un dipendente della sala giochi Happy Days era stato assalito, all’orario di chiusura, da due banditi con il volto travisato, che lo avevano scaraventato a terra, lo avevano immobilizzato legandogli le mani dietro la schiena con delle fascette da elettricista e tappandogli la bocca con del nastro adesivo, prima di rinchiuderlo in uno sgabuzzino. In seguito il giovane lavoratore era riuscito a liberarsi e a dare l’allarme, ma nel frattempo gli autori del blitz si erano già dileguati.

Ingente il bottino messo a segno dai rapinatori: oltre 7mila euro divisi in banconote e monete, oltre al giubbotto del dipendente, con all’interno cellulare, occhiali e chiavi della macchina. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Davide Ercolani, si mettono in moto immediatamente e in un primo momento i sospetti si focalizzano su due pizzaioli residenti in zona, in seguito risultati completamente estranei ai fatti. Nel frattempo gli oggetti trovati sulla scena del crimine vengono sequestrati e spediti ai carabinieri del Ris, che riescono a isolare dei campioni biologici partendo dalle tracce ritrovate sulle fascette e su un lembo del nastro adesivo. Campioni che in seguito consentiranno l’elaborazione di un profilo genetico che però non trova inizialmente corrispondenza nella banca dati nazionale del Dna. Ai campioni biologici si aggiungerà poi anche un’impronta rinvenuta sul nastro adesivo.

Passa del tempo e l’indagine sembra ormai finita lungo un binario morto, quando finalmente nel 2019 nella banca dati dei Ris compare il profilo genetico del 52enne, nel frattempo accusato di altri reati. Il suo Dna, si scopre, è compatibile con quello isolato a seguito della rapina e anche l’esame comparativo sull’impronta dà esito positivo. L’uomo d’altra parte ha alle spalle diversi precedenti e all’epoca dei fatti abitava proprio nella zona di Morciano.

Motivi sufficienti, secondo gli inquirenti, a ipotizzare in qualche modo un suo coinvolgimento nella feroce aggressione e nella successiva rapina avvenuta all’interno della sala giochi quella notte del 2013. Coinvolgimento che dovrà ora essere provato nel corso del dibattimento davanti ai giudici del Collegio. Il pm Davide Ercolani ha chiesto per l’imputato una condanna a 10 anni e 6 mesi oltre ad una multa di 3mila euro.