Sono cinque gli psicologi no vax sospesi dalla professione. L’Ordine ha comunicato ai professionisti il provvedimento dopo aver ricevuto dall’Ausl Romagna – come previsto dall’iter – i nominativi degli psicologi non vaccinati e quindi da sospendere. Le persone coinvolte non potranno esercitare la professione fino a quando non si immunizzeranno: la sospensione è segnalata anche nell’albo on line.
L’Ordine degli psicologi dell’Emilia Romagna parla di "dato residuale", se si considera che nel Riminese sono 662 gli iscritti. Sono circa cinquanta gli psicologi sospesi in Emilia Romagna (11 a Ravenna e 2 a Forlì-Cesena), "ma il numero – spiega Gabriele Raimondi, presidente regionale dell’Ordine – è in continua evoluzione perché riceviamo nuove comunicazioni da parte dell’Ausl o perché alcuni colleghi decidono di vaccinarsi".
Contro il provvedimento si è schierata nei giorni scorsi l’associazione Giustitalia, che sta raccogliendo le adesioni dei professionisti sospesi per un ricorso al Tar. Secondo l’associazione, "la professione di psicologo e di psicoterapeuta non rientra tra quelle sanitarie in senso stretto e quindi non sussiste una necessità pratica e, tantomeno, un obbligo alla vaccinazione anti-Covid".
Questo è il punto saliente: per gli psicologi c’è l’obbligo vaccinale, ecco perché le Asl comunicano all’Ordine i nominativi delle persone da sospendere e lo stesso Ordine notifica poi il provvedimento alle persone interessate.
"La nostra – replica Raimondi – è una professione sanitaria a tutti gli effetti. Lo dice la legge. La tesi per cui cui non lo sarebbe ’in senso stretto’ non sta in piedi. Abbiamo gli stessi oneri e gli stessi obblighi di tutti gli altri sanitari, con le medesime regole da rispettare".
Per Giustitalia "prevedere la sanzione disciplinare in astratto più grave per un professionista che semplicemente esercita un suo diritto costituzionalmente tutelato, significa violare i principi costituzionali fondamentali". "Quel posso dire – risponde il presidente regionale dell’Ordine – è che le nostre priorità sono la tutela della salute dei pazienti e il rispetto della legge. Noi ci stiamo muovendo esattamente lungo questi binari. Il ricorso al Tar? Rispetto la scelta dei colleghi di voler tutelare quello che ritengono un loro diritto, ma ciò che stiamo facendo noi è rispettare la legge. Oltrettutto, a inizio pandemia, abbiamo ricevuto tantissime richieste da parte dei colleghi perché gli psicologi venissero vaccinati. Noi abbiamo fatto tutto il possibile: queste richieste sono arrivate proprio per il senso di responsabilità nei confronti dei pazienti che abbiamo il dovere di tutelare".
Giuseppe Catapano