Scuola passepartout per l’integrazione. Cittadinanza possibile per 3.500 minori

A Rimini il 15,7 percento degli under 18 non è italiano, un dato al di sopra della media nazionale e in aumento negli ultimi anni. Il sindaco Sadegholvaad: "L’istruzione è la via maestra per un percorso di reale inserimento degli stranieri nel Paese".

Scuola passepartout per l’integrazione. Cittadinanza possibile per 3.500 minori

Scuola passepartout per l’integrazione. Cittadinanza possibile per 3.500 minori

"La scuola come chiave della cittadinanza". Il sindaco Jamil Sadegholvaad riprede il focus realizzato da Openpolis per rilanciare l’idea dello ius scholae. Se ne parla da anni. Nel testo presentato in commissione alla Camera nel 2022 si parlava della possibilità da parte dei giovani stranieri arrivati in Italia prima dei 12 anni di ottenere la cittadinanza se si fosse portato a termine un percorso scolastico di almeno 5 anni. Oggi il sindaco prende sotto mano i numeri per guardare ancora una volta alla scuola come "elemento indispensabile, seppur non unico, per dare all’individuo gli strumenti utili ad integrarsi e contribuire quindi a costruire una comunità aperta e consapevole". La realtà che si ha davanti è fortemente contraddistinta da minori stranieri. Nel solo comune di Rimini, stando ai dati del 2022, ci sono 22.690 minori di età compresa tra 0 e 17 anni. Quelli che non hanno la cittadinanza italiana sono tanti, ben 3.555, una percentuale che equivale al 15,7% del totale. Numeri che devono far riflettere, sottolinea il primo cittadino. Per dare un termine di paragone, la media nazionale degli under 18 senza la cittadinanza italiana, è dell’11,4% dei residenti. Nelle regioni del nord questa percentuale tende ad aumentare, e si fa ancora più grande nelle grandi città e nei capoluoghi. In Emilia Romagna si arriva al 17,4%.

"Ogni volta ci si ritrova ad affrontare il tema delle seconde generazioni e di come accompagnare la reale integrazione di questa fetta così importante del nostro futuro, doverosamente dobbiamo partire dal ruolo centrale della scuola". Per Sadegholvaad la scuola rappresenta il luogo per riconoscere un futuro ai minori stranieri che vivono in Italia. "Un percorso di maturazione di conoscenze e di relazione che inizia già dall’asilo quando si sviluppa la curiosità e si incontrano le differenze. Era così in passato, lo è ancor di più oggi, in virtù di sezioni e classi sempre più ‘internazionali’ e multiculturali". A dirlo è il primo cittadino di Rimini, il cui cognome diviene una testimonianza in tema di integrazione. "E il mio vissuto personale, comune a migliaia di persone, lo sta a dimostrare. Io sono italiano, nato in Italia, mia madre è riminese. Il ‘cognome strano’ è il mio biglietto da visita, che testimonia la mia ‘altra metà’ persiana di cui sono orgoglioso. Nessuno in questi anni, pur se non sono mancate le battute, mi hai mai discriminato. E se ciò è accaduto è grazie anche al percorso di integrazione realizzato attraverso la scuola, dall’asilo delle suore dell’Immacolata a Miramare fino al liceo Serpieri. Si cresce insieme, si matura insieme".

Il sindaco si fa esempio di ciò che può accadere in futuro se la scuola assume un ruolo centrale nella crescita e integrazione dei giovani stranieri. "Occorre investire nella scuola. Come amministrazione lo stiamo facendo coi fatti. Il Paese a mio modo di vedere lo deve fare anche attraverso lo Ius Scholae, riconoscendo la cittadinanza italiana ai bambini figli di extracomunitari che abbiano frequentato almeno un ciclo scolastico in Italia. Questo significherebbe attribuire alla scuola la priorità che merita nella formazione della cittadinanza e scommettere davvero sul futuro delle nostre comunità, solidali e integrate. L’alternativa è fare finta che il problema non esista mentre di fatto il problema c’è e ci sta deflagrando tra le mani. E mi pare che fino ad oggi purtroppo si sia scelta questa strada".

Andrea Oliva