REDAZIONE RIMINI

Spiagge all’asta a Jesolo. Ora i bagnini hanno paura: "Non abbiamo quei soldi, saremo spazzati via"

In Veneto i primi bandi hanno visto partecipare grandi gruppi imprenditoriali. Vanni: "Il nostro modello fatto di micro imprese non è in grado di reggere".

Spiagge all’asta a Jesolo. Ora i bagnini hanno paura: "Non abbiamo quei soldi, saremo spazzati via"

"È la fine che rischiamo di fare tutti, spazzati via da grandi gruppi e dalle multinazionali". Mauro Vanni, presidente di Confartigianato imprese balneari, guarda a cosa sta accadendo a Jesolo e allarga le braccia. In Veneto la Regione si era mossa con una legge che apriva le strade alle aste sulle concessioni. Nei lidi sono stati fatti i primi bandi e in alcune circostanze si è già arrivati a sentenza con l’aggiudicazione delle aree di spiaggia. Il quadro che ne viene fuori vede una forte concorrenza tra i concessionari storici e l’arrivo di due grandi gruppi imprenditoriali italiani a Jesolo. Di uno di questi fa parte Mario Moretti Polegato, ‘Mister Geox’. Il secondo gruppo ad accaparrarsi una concessione molto ampia ha presentato un progetto di sviluppo dell’arenile del valore di sette milioni di euro.

In Veneto se si presenta un progetto con investimento previsto superiore a 2,5 milioni di euro si può ottenere la concessione della spiaggia per vent’anni. "Lo avevamo detto – riprende Vanni – il nostro modello imprenditoriale basato su piccole imprese non può reggere alle aste. Quanto sta succedendo in Veneto lo dimostra. Come potremmo mai concorrere con chi può spendere milioni di euro con questa facilità?". A Jesolo, come a Cavallino Treporti o Caorle, le concessioni sono molto più grandi rispetto a quelle riminesi. "Per fortuna qui il Comune ha deciso di mantenere l’impostazione attuale, anche se questo nulla vieta a grandi gruppi di fare offerte per più zone". Vanni vede nero, ma anche in municipio l’umore non è dei migliori. "Il piano dell’arenile – premette il sindaco Jamil Sadegholvaad -, vuole essere sì uno strumento per favorire investimenti in forma aggregata, partendo però da un concetto differente: salvaguardando il numero delle concessioni esistenti l’intento è non perdere in futuro il tratto democratico e il valore di un sistema fondato principalmente sull’impresa familiare". Ma anche Rimini non può dirsi al riparo dai grandi gruppi imprenditoriali.

"Se le gare vedono prevalere – continua il sindaco - soggetti che hanno grandi capacità finanziarie e di investimento, il rischio più generale è che si perda quella tipicità e quel tratto umano nel rapporto col cliente che è stato il punto di forza delle spiagge romagnole". Non rimane che volgere lo sguardo a Roma. "Il governo deve esprimersi – ribatte Diego Casadei di Oasi Balneari –. Queste fughe in avanti sono rischiose oltre a prestare il fianco a possibili ricorsi. Non si può andare avanti così, siamo molto preoccupati". Infine la bacchettata al Comune di Rimini. "Ci preoccupa quanto sta facendo l’amministrazione riminese, legando il rinnovo delle concessioni demaniali al nuovo piano spiaggia".

Andrea Oliva