Storia di Maria "Io, figlia di un’alcolista Così ho imparato ad aiutare mia madre"

Chi beve in modo patologico rovina se stesso e rende la vita impossibile ai famigliari. Per loro sono nati centri di auto-aiuto. Da domani al Palacongressi il raduno nazionale per approfondire questo tema.

Storia di Maria  "Io, figlia di un’alcolista  Così ho imparato  ad aiutare mia madre"

Storia di Maria "Io, figlia di un’alcolista Così ho imparato ad aiutare mia madre"

L’alcolismo, una malattia o che insieme si può combattere. Da domani al Palacongressi di Rimini fino a domenica, i gruppi di auto mutuo aiuto dei familiari di alcolisti Al-Anon e Alateen racconteranno le lore storie. Presenti il dottor Emanuele Scafato, la psicologa Morena Cagnino, l’assessore alla salute di Rimini Kristian Gianfreda e come moderatrice Chiara Cacciani. Una tavola rotonda unita ai racconti personali che cercherà di mettere a nudo la malattia. Questa è la storia di Maria, figlia di un’alcolista. Chiunque possa ritrovarsi nelle sue parole, potrà rivolgersi anonimamente al numero verde 800087897. Buongiorno Maria, ci racconti chi è: "Sono figlia di un’alcolista, mia madre"

Quando sua madre ha cominciato a bere?

"Da sempre. Quando ero piccola mia madre mi allattava da ubriaca. Ne ho risentito molto. Vomitavo. Ho scoperto il suo problema quando avevo 11 anni" Ce lo spieghi.

"In casa i miei litigavano sempre. Non si riusciva più a vivere. Mia madre bevendo diventava un’altra persona. Non era più lucida. C’era molta violenza".

I genitori si sono separati?

"Si, frequentavo le scuole elementari. Ho iniziato a vivere solo con mia madre".

La situazione è migliorata?

"No. Quando mia madre tornava da lavoro nascevano liti furibonde. Lei beveva e si trasformava. Ho capito anche grazie a mio padre che qualcosa non andava". Cosa ha fatto?

"Ho iniziato a frequentare Alateen, un gruppo dedicato ai famigliari di fascia giovanile di chi soffre di dipendenza da alcol. Sono andata lì perché c’era una mia amica. Suo padre soffriva di questa malattia. Solo in due lunghissimi anni però ho realizzato a pieno che anche mia mamma era in quella situazione".

Ha trovato sostegno in quel gruppo?

"Assolutamente sì. All’inizio piangevo tanto. Poi ho visto gli altri raccontare i loro vissuti in modo sereno, con una nuova luce negli occhi. Una luce di speranza. Di cambiamento".

Di cosa si trattava?

"Della possibilità di pensare che la mia vita e quella di mia madre non sarebbero sempre andate in quella direzione. In particolare, grazie alle parole del libro ‘Un giorno alla volta’ che leggevamo in Alateen ho trovato la forza. Mi ha salvato veramente la vita".

Sua madre sapeva di questi suoi incontri?

"Non da subito. Quando gliel’ho detto sono stata cacciata via di casa".

Come ha reagito?

"Me la prendevo con lei. Con il tempo ho però capito che così come non possiamo prendercela con un malato di cancro e dirgli di smettere di essere malato, allo stesso modo non possiamo pretendere che chi soffre di alcolismo smetta da un giorno all’altro di bere".

Come è proseguito il rapporto con l’associazione Alateen?

"Dal gruppo Alateen, sono passata al gruppo di età adulta Al-Anon. Adesso sono una trentina d’anni che lo frequento e posso dire di sentirmi meglio. Anche mio papà mi ha dato tanto sostegno".

E sua madre?

"Anche lei ha iniziato a far parte del gruppo di Alcolisti Anonimi. C’è stato addirittura un periodo di 6 mesi dove non ha toccato un solo bicchiere di vino bianco o superalcolico".

Ma poi?

"Si è ammalata di cancro. In ospedale non è stato facile portarla a fare la chemioterapia. L’unica cosa che la faceva stare meglio era bere. Potete capire il mio grande dolore in quei momenti".

Cosa si sente di dire?

"Che l’alcolismo è una malattia lenta e mortale. Che non si decide di soffrire di questo. Mia mamma non beveva di sua volontà. Il corpo glielo chiedeva".

Adesso come vanno le cose? "Mio padre è venuto a mancare un po’ di anni fa. La serenità che però mi trasmette Al-Anon la continuo a mettere nella mia vita. Amo mia mamma quando sta male, e sono contentissima quando riusciamo a dialogare insieme. Adesso ho una figlia, e lei è una nonna splendida".

Cosa si sente di dire a chi leggendo questo articolo può ritrovarsi?

"I sensi di colpa ci saranno sempre, ma possiamo portare il cambiamento che vogliamo in noi e negli altri. Dobbiamo essere capaci di sapere chiedere aiuto, senza vergogna. Non possiamo contare solo sulle nostre forze. I pesi, le difficoltà si possono affrontare insieme".

Aldo Di Tommaso