Veleno nel cibo del marito. La procura: "Processatela"

Presentata la richiesta di giudizio immediato per la 46enne moldava accusata di aver tentato di uccidere il convivente con il topicida .

Veleno nel cibo del marito. La procura: "Processatela"

Veleno nel cibo del marito. La procura: "Processatela"

Chiesto il giudizio immediato per Ala Cucu, la 46enne moldava accusata del tentato omicidio del marito attraverso l’iniezione di dosi di topicida nei pasti. Una vicenda sconvolgente, quella portata alla luce lo scorso luglio dagli investigatori della squadra mobile di Rimini, guidata dal vice questore aggiunto Dario Virgili. La richiesta di processo è stata presentata dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi. Tutto era cominciato un anno prima, quando il marito della donna - un 54enne albanese, da parecchi anni trapiantato a Rimini dove lavora come professionista - era stato costretto a ricorrere alle cure del pronto soccorso per dei fortissimi dolori all’addome.

Qualche giorno dopo gli stessi dolori si erano ripresentati e il 54enne non aveva potuto far altro che tornare nuovamente in ospedale. Era stato ricoverato, ma un mese dopo era stato colpito di nuovo dagli stessi sintomi. Sintomi che per i medici erano compatibili con l’avvelenamento da topicida. Per questo avevano disposto esami approfonditi, effettuati poi dall’istituto di medicina legale dell’università di Padova, che avevano accertato la positività del 54enne ai principi attivi di Bromadiolone e Coumatetralyl, due elementi contenuti nei ratticidi. Difesa dall’avvocato Luca Greco la donna si trova al momento ai domiciliari.

Durante l’interrogatorio di garanzia, aveva respinto ogni accusa. "La mia cliente ha fatto i nomi di persone che hanno accesso alla casa – aveva spiegato in quell’occasione il suo legale – Ha spiegato che lei e il marito mangiavano sempre insieme, le porzioni le faceva direttamente in tavola e quindi non poteva essere lei ad avvelenare il cibo. Era in Moldavia quando sono arrivati i risultati della perizia: poteva restare là, invece è tornato sapendo cosa rischiava".

Per la 46enne viene adesso ipotizzata l’accusa di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione: l’idea dell’avvelenamento, sostengono gli inquirenti, sarebbe stata concepita già nel 2020 a seguito di una serie di ricerche su internet su quelli che sono i topicidi più efficaci. La donna, secondo la ricostruzione compiuta dagli inquirenti, avrebbe approfittato delle condizioni di salute della vittima, colpita da una parziale perdita dell’olfatto dovuta alla presenza di polipi nasali. Circostanza che gli avrebbe impedito di avvertire in maniera distinta la presenza del veleno nei cibi.