Ecco la birra Radiro, la sfida al gusto di radicchio contro Treviso dell’ex rugbista Stefano Oliviero

Radiro sta per "radicchio di Rovigo" ed è l’ultima birra del marchio Vojo creato dall’ex giocatore rodigino oggi imprenditore agricolo

Stefano Oliviero nell'azienda agricola II Turrione

Stefano Oliviero nell'azienda agricola II Turrione

Rovigo, 28 dicembre  2023. Una birra speciale, tutta polesana. Si chiama Radiro (radicchio di Rovigo) ed è un bitter caratterizzato dall’aggiunta di quattro tipologie di radicchio, tra cui il “Rosa di Lusia”. È l’ultima nata in casa Vojo, marchio di birra agricolo creato da Stefano Oliviero, in collaborazione con Incao, azienda di sementi di Lusia, vicino a Rovigo, “perché - dice il mastro birraio - credo che il Polesine sia una terra ricca di storie, sapori e risorse da sviluppare”. 

La sfida a Treviso

Oliviero, ex giocatore di rugby con lunghi trascorsi nella squadra del Rovigo, lancia la sfida a Treviso con la sua birra al radicchio, ma del Polesine. Un settore di nicchia, nel territorio rodigino, ma che vanta alcune pregiate tipologie come il fiore rosa dell’inverno coltivato a Lusia, coltivato in “busa” come negli anni Cinquanta, dal sapore fresco e delicato. “È una birra un po’ amarotica ad alta gradazione - racconta Oliviero, 39 anni, che fa parte dei Giovani di Confagricoltura Rovigo - È un prodotto totalmente local, prodotta con l’orzo e il luppolo dell’azienda agricola di famiglia Il Turrione e l’aggiunta dei radicchi. Mi piace l’idea di sviluppare prodotti innovativi, con la collaborazione di aziende agricole polesane, perché solo chi sperimenta può vincere la competizione, molto alta nel settore dei birrifici artigianali. La mia azienda è una fucina di idee, interazione e formazione”.

Mastro birraio ed ex rugbista

Diplomato all’istituto agrario, Oliviero vanta un passato intenso con il rugby: nelle giovanili del Rovigo ha vinto lo scudetto con l’under 19 e l’under 21, per poi approdare in prima squadra e ritirarsi, infine, per problemi conseguenti all’operazione al legamento crociato. Fu durante una trasferta in Inghilterra che scoprì l’affascinante universo delle birre artigianali. “Inizialmente ho intrapreso percorsi diversi dall’attività agricola familiare, racconta. Per anni ho lavorato in un’azienda nel controllo qualità e come responsabile della produzione. La svolta è arrivata durante il lockdown, quando ho deciso di approfondire la mia passione per la birra artigianale con un corso per mastro birraio. Nel 2021 ho lanciato il marchio Vojo, dopo aver camperizzato un furgone per andare a produrre la birra in giro. Poi il salto di qualità: ho ristrutturato un magazzino e acquistato i primi macchinari per produrre la birra agricola con i miei prodotti. Il 18 ottobre 2022 è nata la pale ale Vojo Osare, così chiamata perché bisogna credere nei propri sogni se si vuole che il lavoro diventi il gioco più appassionante della vita”.

Un ettaro di campi e 5 birre

Oggi il mastro birraio produce cinque birre da un ettaro di campi a orzo e luppolo: dopo Vojo Osare, sono arrivate Vojo Stufarmi, birra affumicata dal sentore di speck e Opà, brown ale dedicata al padre Bruno che non c’è più. Completano la linea due birre stagionali: FraGola, con le fragole di propria produzione e la birra ai radicchi. L’anno prossimo salto a quattro ettari, per soddisfare le richieste che arrivano da tutta Italia. “Nel 2022 ho prodotto 220 ettolitri di birra, venduta a locali polesani e veneti e spillata nella Tap Room, spiega, ricavata nelle ex stalle della fattoria dove, da marzo a settembre, si può degustare la birra abbinata a prodotti della campagna. L’azienda è a conduzione familiare. Al mio fianco c’è mamma Luisa, “il pilastro della famiglia”, oltre a mia moglie Giulia e ai miei figli Emma e Riccardo. Nei campi, oltre a orzo, frumento e luppolo, si coltivano ortaggi e frutta. Tanti altri progetti bollono in pentola, come corsi ed eventi e una nuova birra speciale che lancerò il 18 febbraio prossimo, giorno del mio quarantesimo compleanno. In primavera aprirò un agriturismo: siamo già fattoria didattica, ma vogliamo partire con la ristorazione”.