STEFANO FOGLIANI
Cultura 

Alcolismo, la battaglia si vince solo insieme

L’impegno delle due realtà ’Familiari Al-Anon’ e ’Alcolisti Anonimi’: "La condivisione delle esperienze può fare molto per uscirne"

Alcolismo, la battaglia si vince solo insieme

Alcolismo, la battaglia si vince solo insieme

"La piaga c’è, e si insinua, subdola, nelle esistenze di tanti. Ma il mutuo aiuto può fare molto, e molto può fare la condivisione di esperienze, che tuttavia non tutti sono disposti a raccontare e condividere con chi, sulle prime, è un estraneo. Perché prendere coscienza del problema non è meno difficile che superarlo".

Ma la via di uscita c’è, anche grazie a realtà che affrontano il problema dell’alcolismo aiutando, ed aiutandosi. Una serata di sensibilizzazione, molto riuscita visto l’afflusso di pubblico, è andata in scena qualche giorno fa presso l’Auditorium Pierangelo Bertoli, promossa dai Gruppi Familiari Al-Anon e dagli Alcolisti Anonimi, due associazioni che lottano contro il bere compulsivo, contro i danni che tale patologia causa a chi ne è vittima ma anche a chi alla vittima di questa patologia è vicina, in quanto familiare, parente, amico o magari conoscente. Le due associazioni lavorano in autonoma sinergia presso le loro sedi, collocate sullo stesso pianerottolo dello stabile di piazza Risorgimento 52, attiguo alla palestra dello stadio ‘Ricci’: si incontrano, condividono esperienze, si aiutano, superano difficoltà inimmaginabili perché, racconta la referente cittadina della sezione dei ‘Gruppi Familiari Al-Anon’, "parliamo di passaggi difficili, tanto per noi familiari quanto per chi cade nel vortice: varcare le soglie delle nostre sedi non è semplice, ma garantisce quell’aiuto che altrove non si trova".

Nel rispetto dell’anonimato richiesto, ci è parso giusto e doveroso dar conto della meritoria attività di queste due associazioni, presenti sul territorio ormai da decenni, capaci di intercettare disagi diffusi (Alateen, ad esempio, è una costola di Al-Anon, coinvolge familiari e amici adolescenti di alcolisti) evolvendosi insieme ai disagi stessi, che si ritrovano presso le loro sedi ogni martedi alle 20,30 (Familiari Al-Anon) e, alla stessa ora del martedì e del venerdì (Alcolisti Anonimi) per condividere esperienze, andando oltre. "Il confronto e lo scambio reciproco di esperienze che nascono dal mutuo aiuto diventano leve sulle quali ricostruire se stessi", ci spiegano i coordinatori dei due gruppi, al lavoro in un ambito tutt’altro che semplice, ma ben decisi a dimostrare che uscire dal tunnel si può. "Anche quando – racconta uno dei partecipanti agli incontri – sembra impossibile. Il salto che va fatto è il rendersi conto che quando bevi stai perdendo tutto. Non è facile, perché pensi sempre che ‘smetto quando voglio’ e finchè non ti arrendi all’evidenza e non fai i conti con quello che ti sta succedendo resti prigioniero, e le cose vanno sempre peggio. In famiglia, come al lavoro, come nelle relazioni". Per riemergere e tornare se stessi servono tempo e pazienza, e serve quella determinazione che cresce specchiandosi nell’altro, nel riconoscere quel che si vive e quel che si patisce e si fa patire a chi ti è vicino, nello scambiarsi le esperienze, nel raccontarsi che è successo quello che si credeva non potesse succedere. E invece è successo. Disagio, ansia, solitudine, paura e e vergogna: oltre questo bisogna andare, e per andare oltre questo servono forza e volontà, serve l’idea – perché no – che una via d’uscita c’è, basta imboccarla anche se la porta dalla quale si passa sembra strettissima. A questo servono i gruppi, che lungo questi percorsi conducono quanti ne hanno bisogno. A questo servono queste realtà cui il Comune, da decenni, offre l’appoggio che può, ovvero una sede.

Il resto lo fanno il numero verde cui ci si può rivolgere in caso di bisogno (800087897 ‘Familiari Al-Anon’, 800 411 406 Alcolisti Anonimi, che rispondono anche al 3334208029 – provinciale – e allo 0536881089 cui fa capo il gruppo Sassuolo) e gli associati, i volontari e gli attivisti, autofinanziandosi e assicurando all’occorrenza, con donazioni proprie, il sostegno ai percorsi in essere che restituiscono vite a chi non le vive più come tali. E piace pensare che il luogo in sono collocate le sedi non sia casuale: siamo, come detto, in piazza Risorgimento. Il nome qualcosa promette e, ci contiamo, altrettanto mantiene.