PIERFRANCESCO PACODA
Cultura 

L’anima di ‘Viaggi Organizzati’. Un flusso tra poesia e discoteca

L’album compie quarant’anni ed è il leitmotiv della rassegna: c’è tutta la sperimentazione di Dalla con Malavasi

L’anima di ‘Viaggi Organizzati’. Un flusso tra poesia e discoteca

L’anima di ‘Viaggi Organizzati’. Un flusso tra poesia e discoteca

Se c’è un disco nel quale Lucio Dalla, più che in altri suoi lavori, ha sperimentato nuove possibilità del suono, compiendo un’altra di quelle sue accelerazioni che non ti aspetteresti da un artista ormai di grande fama, è Viaggi Organizzati, del quale nel 2024 si festeggiano i 40 anni dalla pubblicazione. Perché si tratta di un album del cantautore bolognese nel quale il lavoro di gruppo, la collaborazione, lo scambio tra dimensioni culturali apparentemente lontane, diventa un flusso che porta persino sulla pista da ballo. La dance music e la più nobile canzone d’autore. La poesia e la discoteca? Dalla, con questo disco dimostrò che gli intrecci, le sovrapposizioni, l’osare erano davvero parte integrante della sua identità.

In Viaggi Organizzati, infatti, emerge in maniera molto decisa l’importanza di uno dei suoi più stretti collaboratori, il produttore Mauro Malavasi. Malavasi è una delle personalità della Bologna Città della Musica quando ancora nessuno pensava fosse immaginabile il prestigioso riconoscimento Unesco, che, insieme – per fare qualche altro nome – a Fio Zanotti e a Celso Valli, ha ‘inventato’ la dance music italiana. Riuscendo, come nessuno aveva mai provato prima, a imporre nei club internazionali ritmi elettronici creati in città (figli anche dei suoi studi al Conservatorio, in quelli anni, un vero laboratorio di ricerca) e poi esportati oltre oceano.

Lucio Dalla, che con Malavasi aveva un rapporto strettissimo, subisce il fascino di questa strana avventura di nomadismo sonoro e lascia che il produttore modelli le canzoni secondo una estetica electro pop che, sino a quel momento, era considerata sideralmente lontana da quella dei cantautori, specie se con alle spalle esordi al fianco di uno dei grandi poeti italiani, Roberto Roversi.

Così nasce Viaggi organizzati, una successione di brani nei quali l’influenza delle sequenze elettroniche richiama le esperienze ‘globali’ di un produttore che, con la sua versione dance di I’m a Man di Stevie Winwood, firmata con il nome di Macho, era arrivato nel 1978 al primo posto della classifica disco di Billboard (la ‘Bibbia’ dell’industria discografica internazionale).

Poi le tracce scorrono, arriva ‘Washington’ e lo stupore assale l’ascoltatore, interrompendo in maniera brusca l’effetto discoteca. Qui Lucio Dalla esalta il suo straordinario versante meditativo, ma solcato, come lui sapeva fare benissimo da una ironia, a volte tragica, sottile.

Quella che narra l’incontro in cielo tra due aviatori alcuni attimi prima di una collisione che appare tanto inevitabile quanto assurda e senza senso. Proprio come la guerra, che il suo sguardo antimilitarista contempla interrogandosi sui destini di una umanità che potrebbe salvarsi e spesso decide di non farlo.