PAOLO TOMASSONE
Cultura 

Minozzi guida le sfide dell’innovazione: "Design e 4D, la ceramica è materiale vivo"

La ceo di Iris Ceramica Group, incoronata da Forbes, è protagonista di una docuserie Rai: "Ai giovani dico: aprite la mente e siate curiosi"

Minozzi   guida le sfide dell’innovazione: "Design e 4D, la ceramica è materiale vivo"

Minozzi guida le sfide dell’innovazione: "Design e 4D, la ceramica è materiale vivo"

Guai a chiamarla piastrella. È un termine troppo riduttivo "che non identifica più" il lavoro di uno dei più importanti gruppi che opera nel distretto della ceramica da oltre sessant’anni. "La ceramica non è un prodotto finale, è materiale vivo, per noi è materia prima". L’audacia non manca certo a Federica Minozzi, Ceo di Iris Ceramica Group, con sei stabilimenti tra le province di Modena e Reggio Emilia e due siti produttivi in Germania e negli Stati Uniti. "Abbiamo adottato una visione a lungo termine – spiega – incentrata sui nostri valori fondanti, per poter affrontare sfide e opportunità con la determinazione che da sempre ci contraddistingue e continuare a promuovere la straordinaria bellezza sostenibile che la ceramica può offrire al mondo". Per premiare il suo coraggio la famosa rivista economica Forbes Italia le ha attribuito il titolo di ‘ceo più innovativo e di successo del 2023’. La sua storia imprenditoriale è stata anche recentemente raccontata nella docu-serie Italian Genius, in onda su Rai Play, che raccoglie le esperienze dei grandi personaggi italiani, conosciuti nel mondo per la loro capacità di innovare.

Dottoressa Minozzi, il 2023 è stato un anno da incorniciare. "Io credo che sia stata una conferma: per quanto in un anno di transizione, anche un po’ complesso per tanti aspetti, stiamo riuscendo a realizzare il piano di strategia e la visione che abbiamo elaborato in questi anni.

Il culmine è effettivamente arrivato con il premio di Forbes che è stato dato a me perché guido l’azienda, ma il lavoro è quello dei miei collaboratori".

Perché il nome ‘piastrella’ non le va a genio?

"Le piastrelle non sono mai state viste come un prodotto di design e di alta gamma di cui vantarsi. Noi non facciamo piastrelle facciamo materia ceramica, reingegnerizziamo la ceramica per renderla la miglior materia prima con cui realizzare soluzioni che migliorino le interazioni uomo-ambiente. Con l’intento sia di creare un ambiente più esteticamente vivibile o personalizzabile che rispecchi e rappresenti la propria personalità, ma anche di donare una funzionalità all’ambiente che fino ad oggi la ceramica non sapeva esprimere".

Come sono cambiate le richieste dei clienti?

"I designer e gli architetti richiedono prima di tutto materiali che siano personalizzabili, che abbiano prestazioni in grado di migliorare la qualità di vita, curati nei minimi dettagli, con proprietà tecniche rivoluzionarie. I nostri materiali e le nostre soluzioni, dalla ceramica 4D alle grandi lastre, sono la dimostrazione dello studio che portiamo avanti ogni giorno nel seguire l’evoluzione di questi bisogni. I nostri sono clienti esigenti, molto attenti anche alla sostenibilità ambientale ma anche alle politiche di governance molto rigorose che stiamo portando avanti come gruppo e il sostegno che diamo, attraverso la fondazione, alle comunità locali e alle famiglie dei nostri dipendenti".

A che punto è la realizzazione dello stabilimento produttivo alimentato a idrogeno verde che dovrà nascere Castellarano?

"Siamo nella fase esecutiva: abbiamo già tutte le autorizzazioni, i lavori delle opere murarie sono stati realizzati e ci stanno arrivando i primi macchinari. Tra maggio e giugno dovremmo essere in grado di iniziare ad immettere all’interno del forno le prime percentuali di idrogeno mixato al gas naturale. Quindi siamo ormai in dirittura d’arrivo. Però mi lasci precisare che H2 Factory è soltanto l’ultimo passo di un cammino molto più lungo".

In che senso?

"La strada della sostenibilità è tracciata nel Dna della nostra impresa, è rappresentata dall’equazione coniata da mio padre ‘Economia=Ecologia’ nei primi anni 60, quando ancora la tematica della sostenibilità non era diffusa. Crediamo che non si possa fare impresa senza rispetto per l’ambiente e che le risorse naturali siano un patrimonio da tutelare e valorizzare. È questo lo spirito che ci guida e ci consente di produrre in stabilimenti all’avanguardia, che vengono costantemente aggiornati in termini di tecnologie produttive per garantire standard elevatissimi. Un processo virtuoso che riguarda anche i nostri materiali, a tal punto da ottenere certificazioni internazionali".

Qual è il suo approccio per avere buoni risultati sul lavoro?

"Mio papà mi ha insegnato che il 50% è passione e motivazione e l’altro 50% è fatto di lavoro duro e di continuità nel lavoro che si fa. Io ho una profonda passione per quello che faccio e sono molto presente in azienda, accanto ai miei manager. Ho le idee molto chiare sulla mia visione, ma nella fase di realizzazione mi metto molto in discussione. Ho creato un ambiente di lavoro molto collaborativo e chiedo ai miei manager di confrontarsi con me e di dirmi anche quando non sono d’accordo con una mia scelta. Credo che questo mi consenta di guidare al meglio l’azienda".

Il suo è un incarico complesso. Come affronta i momenti di difficoltà?

"Guardi a inizio 2021 ero entrata un po’ in crisi perché non riuscivo a portare a termine un cambiamento culturale all’interno del management iniziato due anni prima. Mi sono messa molto in discussione, ho fatto un master in leadership della Oxford University che mi ha consentito di capire dove non ero sufficientemente capace. Vista la complessità e la rapidità con cui evolve il mondo penso che un ceo abbia il dovere di rimanere sempre aggiornato per poter guidare al meglio i propri manager. Poi bisogna avere delle visioni di lungo termine e la capacità di adattarsi sempre. L’azienda è come un organismo vivente, quindi se non è in grado di adattarsi costantemente al mutare delle condizioni ambientali ed economiche, è destinata a fallire".

Cambiare significa anche inserire in azienda nuove figure? "Aziende storiche come la nostra credo che possano essere viste metaforicamente come degli alberi che affondano le proprie radici solide e profonde nei valori fondanti dell’impresa stessa che non possono essere sottovalutati; il tronco che deve stare nel presente; e le fronde che si devono lanciare verso il futuro. Un’azienda sana credo sia fatta in modo molto equilibrato di queste caratteristiche. Noi stiamo inserendo al nostro interno tante figure professionali giovani".

E che idea si è fatta di loro? "Credo molto nei giovani e li ascolto. Ho due figli di 21 e 18 anni con cui spesso mi confronto e chiedo le loro opinioni su alcune idee che mi vengono: loro vivono nel mondo e sanno dare un feedback che ti proietta nel mondo che verrà, perché il rischio di dire ‘abbiamo sempre fatto così’ è sempre in agguato. Mi fa venire i brividi di terrore quando la sento visto che il mondo cambia così velocemente".

Cosa consiglia a un giovane che sta per entrare nel mondo del lavoro?

"Di aprire la mente, essere curiosi e appassionati. La curiosità ti permette di portare idee molto provocatorie all’interno di un settore che tende ad avere un approccio molto conservativo, idee che possono portare il settore verso delle nuove sfide. Scardinare gli assunti, essere curiosi e cercare di capire come settori paralleli più evoluti di noi rispetto all’approccio ai consumatori possono darci degli spunti per creare qualcosa che sia più in sintonia con le esigenze del consumatore stesso".