Zaina (Confindustria): "Cattedrale, recupero della nostra memoria". Spunti per la ripresa

Il vicepresidente dell’area Emilia-Centro saluta con favore la riapertura. Ma non dimentica le sfide della città e del terrtorio: "Puntare sui giovani. La vera scommessa è trattenere l’80% di studenti universitari fuori sede".

Zaina (Confindustria): "Cattedrale, recupero della nostra memoria". Spunti per la ripresa

Zaina (Confindustria): "Cattedrale, recupero della nostra memoria". Spunti per la ripresa

"La riapertura della cattedrale è un evento assolutamente importante per il significato spirituale che riveste la cattedrale e per ciò che essa offre anche in termini artistici. Poi, non si può perdere la memoria del passato di fronte ad una ’dittatura’, in atto, del presente". E’ con grande soddisfazione, dunque, che Gian Luigi Zaina, vicepresidente di Confindustria Emilia Area Centro, commenta il recupero di uno dei monumenti-simbolo della città e del territorio. E’ insomma l’occasione per concentrarsi anche sul futuro della nostra comunità, sui suoi problemi e le strategie per cancellare o almeno ridurre le tante difficoltà.

Zaina, possiamo dire che la riapertura della cattedrale sosterrà fortemente il turismo?

"Ferrara ha vocazione turistica ma sarebbe un errore pensare di farcela solo così per rianimare il centro storico. Non ce la caveremo nemmeno con le feste. Se infatti non cresce il settore produttivo, attraverso industria e agricoltura, non si creano posti di lavoro e dunque cala il numero di persone in grado di consumare. E’ vero che oggi i numerosi pendolari lavorano altrove e poi vivono e consumano qui, ma i giovani faranno una scelta diversa andando ad abitare lontano".

Già, i giovani…

"Una scommessa, ad esempio, è quella di trattenere quell’80% di studenti universitari fuori sede. Ma bisogna essere attrattivi offrendo lavoro. Occorre poi agevolare i nuovi insediamenti produttivi; qui qualche passo avanti è stato fatto soprattutto nel settore della trasformazione dei prodotti agroalimentari. Il futuro passa anche per il non lontano porto di Ravenna".

Insomma il problema demografico è ormai grave.

"E’ così. La natalità è bassissima e impatta già su economia e società. Fino ad ora abbiamo parlato di questione generazionale, cioè di qualità e di cambiamenti all’interno del mondo giovanile; ma ora …manca la materia prima. Le generazioni che un tempo erano suddivise in decenni ora si sono ridotte a 2-3 anni. Il rapporto fra giovani di età inferiore a 14 anni e anziani ultr65enni è 1 - 2,7, in crescita. Bisogna invertire la tendenza".

Che fare per portare i giovani all’interno dell’impresa?

"Esercitare attrattività, puntare sulla formazione, offrire un senso. D’altra parte l’autentica transizione digitale e ambientale solo loro possono realizzarla. Il contesto è intanto profondamente cambiato: è in atto uno sviluppo veloce, il processo formativo un tempo precedeva l’assunzione lavorativa ora no, sono mutati i valori di fondo con la crisi della famiglia che ha generato un crescente individualismo e che va poi a impattare anche sull’impresa".

I giovani sono pochi ha detto. Che altro fare nel frattempo? "Nel frattempo occorre utilizzare l’immigrazione regolare e inserirla nei settori che hanno un grande bisogno di manodopera: turismo, agricoltura, imprese industriali e artigianali. Di più: occorrerebbe preparare queste persone prima che arrivino qui. Insomma bisogna gestire il fenomeno, non subirlo".

C’è intanto un grosso dibattito sulle città...

"Ma anche sui paesi che, per via della centralizzazione dei servizi, si vanno spopolando. I centri storici, dal canto loro, dovrebbero essere destinatari di un preciso piano di decementificazione con recupero di spazi verdi e cambi di destinazione d’uso. Il Superbonus, anziché trasformarsi in un’operazione di facciata, avrebbe consentito interventi più incisivi ad esempio abbattendo immobili per ricostruirli con criteri più moderni e antisismici".

Dalla città all’impresa: quali sono i punti di svolta?

"La dimensione delle aziende deve crescere; come deve crescere il ruolo della filiera e dei capifiliera: pensiamo, al riguardo, a quanto sia sempre più difficile entrare o rimanere sui mercati esteri dove la competizione è fortissima. La rete è sì importante ma poi qualcuno deve trainare il carro. Il mercato internazionale vede l’Asia in sviluppo con gli Usa fra i più pronti ad inserirsi. L’Europa meno. L’Italia deve accrescere la produttività che non va intesa in modo "minaccioso" perché coinvolge settori e competenze come organizzazione, tecnologie, managerialità, "squadra".

Alberto Lazzarini