Omicidio Mestre, emerge la pista di “un agguato pianificato”. Il difensore dei cugini moldavi: “No, Nardelli ha sbagliato porta e loro hanno reagito”

Dopo gli interrogatori di garanzia il gip ha convalidato gli arresti dei due cugini. Intanto l’autopsia ha confermato la morte del 32enne italiano causata dal violento pestaggio

La porta dell'ascensore dove è avvenuto l'omicidio a Mestre

La porta dell'ascensore dove è avvenuto l'omicidio a Mestre

Mestre (Venezia), 12 agosto 2023 – "Un agguato pianificato”. È l'ipotesi che sta prendendo piede sull'omicidio di Lorenzo Nardelli, dopo gli interrogatori di garanzia dei cugini Radu e Marin Rasu, accusati del delitto. È quanto avrebbe contestato il gip di Venezia Alberto Scaramuzza ai due trentenni moldavi, prima di convalidare oggi l'arresto ed emettere una nuova ordinanza di custodia in carcere. Il difensore dei due trentenni moldavi, l'avvocato Jacopo Trevisan, ha detto di non saper spiegare perché il giudice ipotizzi la pista di “una trappola” e quale ne sarebbe stato il motivo. I due cugini hanno risposto al gip ribadendo la versione di una reazione a un tentativo di furto.

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L’esito dell’autopsia

Intanto sul corpo di Nardelli è stata eseguita l'autopsia. Secondo quanto si è appreso dai primi esiti si evince che il 32enne sarebbe stato ucciso dai violenti colpi ricevuti a mani nude, alla testa e al torace. Il referto del medico legale Cristina Mazzaroli parla di politrauma cranico e toracico con lesioni da "trattenimento” riscontrate sulle braccia del giovane, che potrebbe essere stato bloccato da uno dei due indagati, e picchiato selvaggiamente dall'altro nell'ascensore del condominio.

L’avvocato: “I cugini hanno reagito a uno sconosciuto in casa”

“Vista la gravità dell'accusa, tutto era scontato, ma non il perché dell'agguato pianificato” ha commentato al termine l'avvocato Trevisan. Il legale ha riferito che, durante il lungo interrogatorio, il giudice avrebbe evidenziato le contraddizioni dei due cugini, e per questo non si è detto convinto della ricostruzione. Quanto alle telefonate, almeno due, che hanno fatto alle forze dell'ordine, per il giudice si tratterebbe di chiamate “di copertura, fatte dopo l'accaduto”. Il legale ha spiegato che i suoi due assistiti hanno ribadito la versione del tentato furto in casa. “Se anche questo non fosse - ha osservato - sarebbe opportuno trovare un movente che al momento manca nel modo più assoluto”.

"Se si vuole ipotizzare altro - prosegue l’avvicato - perché non si parla di conti in sospeso, ma non ci sono prove, o forse sarebbe più facile dire che Nardelli ha sbagliato porta entrando in un palazzo dove vivono persone anziane e fragili, ma anche dove si pratica la prostituzione e lo spaccio; il che spiegherebbe il fatto che sia arrivato in auto lasciandola parcheggiata proprio davanti al condominio, così come il mancato ritrovamento delle chiavi dell'auto, che non sono in possesso dei miei assistiti”. Di certo, sottolinea il legale, i cugini erano in casa loro, stavano cenando, “si sono trovati uno sconosciuto in appartamento ed hanno reagito”.